Meno male che nella nuova black list dei codici non compare la mozzarella di bufala campana. I dazi Usa si abbattono sul Made in Italy ma per la Campania le ultime notizie sono meno funeree di quanto ci si aspettava. Salvata per ora la mozzarella di bufala e probabilmente anche l'olio d'oliva e il vino. Colpiti con una tariffa del 25% pecorino romano, parmigiano reggiano, provolone e prosciutto. Emerge dalla lista dei prodotti pubblicata dalle autorità americane dopo il via libera del Wto agli Stati Uniti.
Fino a ieri si temeva che da metà ottobre un chilo di mozzarella di bufala negli Stati Uniti, che oggi costa sui 45 dollari, sarebbe arrivato a costare anche 65 dollari. Ma dalla guerra commerciale non si salvano gli altri o prodotti lattiero caseari, la pasta, l' abbigliamento e soprattutto la componentistica aerospaziale. Sono questi i comparti produtti della Campania chepotrebbero subire il tracollo delle esportazioni negli Usa a causa della guerra dei Dazi nata nei cieli, per via delle sovvenzioni che Usa ed Europa hanno concesso ad Airbus e Boeing, ma che si tramuterà in una carneficina a terra se non si corre ai ripari. E la regione Campania, tra le maggiori esportatrici in America, potrebbe pagare un conto salato. L'export campano si aggira sui 400 milioni di euro all'anno. Un export cresciuto in maniera sensibile negli ultimi anni, tanti i percorsi di crescita ben avviati delle nostre imprese che a questo punto potrebbero subire un brusco stop.
I più preoccupati erano i produttori di mozzarella. La Campania esporta in Usa ben 9 milioni di mozzarella di bufala, e per farla arrivare fresca dall'altra parte dell'oceano la nostra regina bianca, apprezzatissima e ricercata anche dalle star del cinema come Robert De Niro, viaggia esclusivamente in aereo. Solo il trasporto pesa sul prezzo per 25 euro al chilo. Se la lista dei codici resta quella pubblicata oggi i nostri produttori, dalla piana del Sele al casertano, potranno tirare un sospiro di sollievo.
Preoccupati nostri produttori di pasta. La pasta italiana importata in usa rappresenta il 4 per cento del mercato a stelle e strisce. Il dazio porterebbe il prezzo al chilo da 3 a 6 dollari. Dei 100 milioni che esportiamo adesso dalla Campania la perdita stimata sarà del 30-40%. Per non parlare del settore moda che vale 18 miliardi di euro di fatturato e 120mila addetti in Campania ci sono le produzioni di Dior, Louis Vuitton, Hérmes, Gucci.
Il vino italiano (per fortuna) è stato escluso. Intanto, perché la pronuncia diventi operativa, bisognerà attendere il prossimo 14 ottobre, con l'adozione da parte del Dispute Settlement Body del Wto. E anche allora non è detto che i dazi scattino automaticamente: l'Ue vuole continuare a negoziare con gli Stati Uniti, anche in attesa di una sentenza dell'organizzazione con sede a Ginevra sulla Boeing, prevista per marzo, speculare a quella su Airbus, che potrebbe riconoscere all'Europa compensazioni per circa 5 miliardi di dollari per gli aiuti americani al colosso aeronautico.
Le reazioni in queste ore non mancano. Il presidente di Confindustria, il salernitano Vincenzo Boccia, ha chiesto all'Ue una dimostrazione di reazione, perchè si applichi una dimensione di reciprocità a chi vuole far pagare dazi ai paesi europei.
Il ministro dell'agricoltura Teresa Bellanova sta provando a blindare e proteggere il comparto agroalimentare invitando l'Europa a trovare strumenti di compensazione a tutela del reddito dei produttori agricoli e dell’agroalimentare italiani.
In ogni caso il tempo stringe. Gli Stati Uniti hanno annunciato che imporranno dazi sui prodotti europei dal 18 ottobre. Gli Usa procederanno da subito con 7,5 miliardi di dollari di dazi, come autorizzato dalla Wto. Perché la pronuncia diventi operativa, bisognerà attendere il prossimo 14 ottobre, con l'adozione da parte del Dispute Settlement Body del Wto. E anche allora non è detto che i dazi scattino automaticamente: l'Ue vuole continuare a negoziare con gli Stati Uniti, anche in attesa di una sentenza dell'organizzazione con sede a Ginevra sulla Boeing, prevista per marzo, speculare a quella su Airbus, che potrebbe riconoscere all'Europa compensazioni per circa 5 miliardi di dollari per gli aiuti americani al colosso aeronautico.