Caserta

«Quando gioco a casa con papà mi fa la pipì in testa». Sono le parole che una bimba di soli 4 anni, figlia di una coppia casertana, avrebbe pronunciato su una nave da crociera durante le ore di gioco con due animatori, uno del Brasile e un'altra di El Salvador, che non parlavano italiano.

La “confidenza” della bambina – di cui non c'è alcuna traccia registrata - viene riferita dai due animatori al capitano della nave il quale, anziché allertare le autorità italiane (dal momento che il reato ipoteticamente sarebbe stato consumato in Italia), allerta la capitaneria greca, fa arrestare l’uomo al rientro dalla gita a Corfù e lascia a terra, nel pieno della notte, la moglie e la bambina senza soldi e alcuna tutela.

In 24 ore, il tempo delle indagini effettuate dalla Procura di Rodi, viene nominata una consulente per un colloquio con la piccola, vengono allertati il console italiano, un legale e un’interprete (moglie del console), dopodiché il professionista viene portato in carcere dove vi rimarrà per ben 128 giorni.

Quattro mesi di detenzione, un incubo vissuto lontano da casa, senza potersi difendere in alcun modo, con l'accusa più infamante: abusi sessuali sulla figlia. Lui, architetto 51 enne della Provincia di Caserta, e la moglie docente, entrambi professionisti, incensurati, avevano deciso di trascorrere le vacanze in crociera con la piccola. Viste le temperature molto alte, preferitono laciare la bambina sulla nave a giocare con gli altri nelle mani “sicure” degli animatori. Il tempo di una escursione nella città vecchia di Rodi, poi riprendere il viaggio.

Una vicenda ssurda che ha dell'incredibile e che per fortuna si è conclusa dopo un anno con la richiesta di archiviazione emessa dal pm del Tribunale di Napoli Nord, Manuela Esposito, per il quale “il fatto non sussiste”. Non solo. Nella richiesta si parla espressamente di “maledetto errore”, di un fraintendimento che ha causato dolore, angoscia e vergogna in una famiglia rispettabile. Famiglia che ora vuole passare al contrattacco e chiedere il risarcimento alla nota compagnia di navigazione.

Dopo 4 mesi di detenzione, l'architetto è stato scarcerato dal riesame dietro il pagamento di 5 mila euro. Quello che è più grave è che la bambina, durante un colloquio con la Ctu greca, aveva più volte detto che quella frase era stato uno scherzo all’animatore. Ma non è stata tenuta in considerazione.

Al rientro in Italia, il professionista ha presentato un’autodenuncia alla Procura di Napoli Nord.

Per i  legali della Mandico & Partners "con la richiesta di archiviazione del pm di Napoli Nord si chiude una fase allucinante, degna di Kafka, nella quale un cittadino italiano è stato calpestato dei suoi diritti fondamentali, dove la tutela di un cittadino europeo non è stata presa in considerazione dallo stato greco e dove emergono delle gravissime responsabilità non solo della compagnia di navigazione, dal punto di vista oggettivo, ma del comandante di quella nave che fa sbarcare in una terra non italiana la presunta vittima, cioè la bambina e la madre, facendo incarcerare sulla scorta di dichiarazioni inesistenti, allucinanti, assurde, inconciliabili, per qualsiasi logica giuridica e non, il professionista».

I legali hanno già annunciato opposizione all’archiviazione del pm e il rimando delle carte al gip per approfondire i vari capi di accusa. Inoltre, presenteranno richiesta alle autorità europee perché intervengano con lo stato greco per chiudere il procedimento.