Durazzano

In attesa del deposito dei risultati dell'autopsia curata dal medico legale Antonio Palmieri e dello stube – la ricerca, affidata ai Ris, di tracce di polvere da sparo sulle mani delle vittime-, l'unica novità che scandisce l'indagine, sul versante cautelare, è rappresentata dalla fissazione per il 9 settembre dell'udienza nel corso della quale la Cassazione si pronuncerà sul ricorso che l'avvocato Alberico Villani ha presentato contro la decisione con la quale il Riesame, pur con motivazioni nelle quali la difesa ha ravvisato elementi a suo favore, ha confermato l'ordinanza di custodia adottata dal gip Gelsomina Palmieri nei confronti di Francesco D'Angelo.

Si tratta del 52enne di Durazzano che dallo scorso 1 aprile è in carcere con l'accusa di aver ucciso a colpi di fucile, nel pomeriggio del 31 marzo, a Durazzano, Mario Morgillo, 68 anni, e suo genero, Andrea Romano, 49 anni, entrambi casertani – i familiari sono assistiti dall'avvocato Tiziana Fucci.

Quando era comparso dinanzi al giudice per la convalida del fermo, eseguito dai carabinieri, al quale era stato sottoposto dal sostituto procuratore Marilia Capitanio, D'Angelo non aveva risposto alle domande ma aveva rilasciato alcune dichiarazioni spontanee. Sostenendo che quel giorno – una domenica -, dopo pranzo, si era accorto, mentre era a bordo del suo furgone, di essere seguito dalla Ford Focus sulla quale viaggiavano Morgillo e Romano.

Preoccupato, aveva allertato i carabinieri, poi, non avendo più visto quella macchina, aveva pensato che tutto fosse tornato alla normalità. Per questo si era fermato in piazza Galilei, nei pressi di un bar e della scuola media, dove, all'improvviso, si era trovato di fronte, peraltro contromano, la Ford Focus, che il conducente – aveva aggiunto- aveva parcheggiato in modo da sbarrargli il transito.

Secondo D'Angelo, i due occupanti sarebbero scesi impugnando una pistola e lui, a quel punto, aveva fatto altrettanto, uscendo dall'abitacolo e sparando. Poi si era allontanato ed aveva fatto scattare l'allarme.

Un delitto con uno sfondo rappresentato dalla conflittualità esistente con i Morgillo, nata nell'aprile dello scorso anno, quando a Santa Maria a Vico l'allora 51enne era rimasto coinvolto in un incidente, finito al centro di un procedimento della Procura di Santa Maria Capua Vetere, con Gennaro Morgillo, allora 30enne, figlio di Mario.

I due si erano poi incrociati a distanza di alcuni mesi, quando lo stesso 30enne si era trasferito a Durazzano perchè colpito dal divieto di dimora nella provincia di Caserta. Una situazione inevitabilmente complicata, rapporti tesi. Infine, la domenica prima del delitto, lo 'scontro' in un bar.