Napoli

Non dobbiamo promettere ciò che non dovremmo, per non essere chiamati a svolgere ciò che non possiamo”, se qualche politico odierno applicasse questa massima di Abraham Lincoln forse ci saremmo risparmiati una miriadi di annunci che poi non si realizzano mai in atti concreti.

"Via le ecoballe dalla terra dei fuochi. Ripuliremo la Campania in tre anni. Via la camorra dalla gestione dei rifiuti. Vogliamo cancellare lo scandalo e vergogna della Terra dei fuochi, restituiremo alla Campania la bellezza del luogo. Ci dicevano che era impossibile cambiare le cose in Italia, stiamo dimostrando che non è così" diceva Matteo Renzi, allora Presidente del Consiglio, l’11 giugno 2016 in visita a Taverna de Re il sito dove sono state ammassate le ecoballe, accompagnato da Vincenzo De Luca

I tre anni sono passati e sulla rimozione, la pulizia della Campania, sulla cancellazione dello scandalo della Terra dei fuochi non molti passi in avanti sono stati fatti. In queste settimane la paura di ciò che potrà accadere a settembre con la chiusura del termovalorizzatore di Acerra e con un sistema che non ha ancora struttura ed efficienza, la Campania si prepara a vivere un’altra fase di crisi.

Oggi la Regione Campania durante il convegno 'Campania per l'Ambiente' ha reso pubblico un dato che non solo dimostra che la promessa del 2016 non è stata mantenuta ma che per completare la rimozione delle ecoballe accumulate in Campania, bisognerà attendere almeno il 2024
Quindi saranno necessari altri 5 anni di attesa e si spera non di promesse per vedere finalmente sparire la vergogna delle ecoballe dalla Campania.
Inizialmente le ecoballe da smaltire erano 5,6 milioni di tonnellate, ad oggi ne restano ancora 4,3 milioni di tonnellate. 
Sono tre le filiere di smaltimento previste dal piano, quella tramite il trasporto fuori regione, sia in Italia che all’estero, per un totale di 1,391 milioni di tonnellate; quella che prevede il recupero di materia da 918mila tonnellate di ecoballe nell'ex centrale a turbogas di Giugliano in Campania; e una terza che prevede la trasformazione di 2 milioni di tonnellate di ecoballe in combustibile solido secondario nello stir di Caivano. 
Secondo la Regione la prima fase si concluderà entro il 2020 e nel 2019 si prevede di rimuovere il 34% delle milione e passa di tonnellate da portare fuori regione.
Le operazioni di smaltimento relative alla prima gara aggiudicata sono conclude al 50%, al 35% per la seconda gara. La terza ed ultima gara per 509mila tonnellata è stata pubblicata e va aggiudicata ed appaltata. La Regione stima che si arriverà al 100% entro il 2020. 
Il 100% delle ecoballe depositate nei siti di Marcianise, di Masseria del Pozzo e Cava Giuliani di Giugliano, dallo stir di Avellino, da Casalduni, Coda di Volpe ad Eboli e dalla ex Igica di Caivano sono stati già rimossi. 
Altri 3 milioni di tonnellate di ecoballe dovrebbero essere inviate a a Giugliano e Caivano ma bisognerà attendere i prossimi giorni, perché come ha assicurato il il vicepresidente e delegato all'Ambiente della Regione, Fulvio Bonavitacolamercoledì firmiamo il contratto per Caivano ed entro fine luglio ci sarà l'aggiudicazione per Giugliano.”
Da Santa Lucia informano che la lavorazione di oltre 900mila tonnellate per la produzione di materiale da riciclo nell'ex centrale a turbogas di Giugliano, in cui si sono concluse le operazioni di bonifica, terminerà entro il 2023. 
Bisognerà attendere invece il 2024 per la trasformazione di 2 milioni di tonnellate in combustibile solido secondario nello stir di Caivano. 
Ma la questione rifiuti in Campania non riguarda certo solo le ecoballe che rappresentano un’emergenza con la quale da decenni ormai ci si confronta. A determinare la situazione precaria a livello regionale è un sistema integrato del ciclo dei rifiuti che non ha preso forma e che vede ritardi sia nell’infrastrutturazione che nell’organizzazione concreta della raccolta differenziata.
Sono 13 gli impianti di compostaggio, fondamentali per dare efficienza ed efficacia a tutto il ciclo dei rifiuti regionale, mentre la percentuale di raccolta differenziata, oggi al 52,8%, è ancora lontana dall’obiettivo del 60%. Questi due elementi sono fondamentali per giungere al compimento del piano rifiuti regionale che consentirà di non realizzare un nuovo termovalorizzatore oltre a quello già presente da 750mila tonnellate di rifiuti annui di Acerra. 
Il presidente Conai Giorgio Quagliolo ha illustrato stamane i dati sulla differenziata sottolineando come ci sia “stato un ristagno ma abbiamo da recuperare solo il 7%. A Benevento siamo sul 70%, Salerno e Avellino sopra il 60% mentre Napoli e Caserta restano sotto il 50%”.

Il Presidente Vincenzo De Luca nel suo intervento al convegno ha posto l’accento sulla mancanza attenzione dei governi, sia di quelli precedenti che di quello attuale, "nell'adottare meccanismi di premialità per i Comuni virtuosi. Non fanno differenza tra Reggio Calabria, che è al 3% di differenziata e ha i cassoni in strada, e chi invece arriva al 70%. Siamo un Paese di dementi, dementi di sinistra, di centro e di destra". 

Il programma straordinario varato dalla Regione per la differenziata prevede 25 milioni di euro per finanziare l'acquisto di attrezzature e mezzi per potenziare la raccolta in 24 enti locali. 
Un piano che se dovesse essere attuato dovrebbe garantire risultati concreti portato la regione su livelli europei di raccolta differenziata. Intanto la gestione rifiuti in Campania costa ancora 120mila euro al giorno all’Italia per una sanzione d’infrazione europea.
Un quadro, quello del sistema rifiuti campano che ha visto cadere intere classi dirigenti e che nessuno nei decenni è mai riuscito ad affrontare, nonostante gli annunci e le promesse fatte un po’ da tutti, nessun passo in avanti serio e concreto è stato fatto né sull’impiantistica, né sulla raccolta differenziata.