Atripalda

Traffici di merci tra Italia e Slovenia con società cartiere, imposte evase per milioni di euro e prestanome nullatenenti che risultavano amministratori di azienda. Sono gli ingredienti di una maxi truffa ai danni dello Stato nel settore della commercializzazione di prodotti tecnologici e informatici ideata da un'organizzazione con base in Campania e finalizzata all'evasione del fisco attraverso il meccanismo della cosiddetta 'frode carosello'.

I militari della guardia di finanza di Napoli e di Lucca hanno eseguito un sequestro preventivo di beni per oltre 83 milioni di euro considerati profitti illeciti. Perquisite e sequestrate sull'intero territorio nazionale numerose persone e sei società, nonchè sono stati eseguiti due European investigation order, Oei, ordini di indagine europei che consentono la raccolta transnazionale delle prove nel contesto dell'Ue, emessi dall'autorità giudiziaria slovena che ha collaborato alle indagini. Inizialmente condotte dalla Procura di Lucca e poi trasferite per competenza territoriale a quella di Napoli Nord, hanno fatto emergere un giro di fatture per operazioni inesistenti per un importo di circa 500 milioni di euro, attraverso una filiera di società fittizie costituite appositamente, legalmente amministrate da prestanome. Tra loro anche un senzatetto che viveva in una baracca nella periferia di Napoli.

Due le menti della truffa, di Aversa e Atripalda, in provincia di Avellino, uno però con residenza a Malta. Hanno offerto al clochard poche centinaia di euro facendogli firmare carte di una società cartiera con sede a Trento di cui risultava amministratore. Fitta la rete di collaboratori tra Italia e Slovenia, numerosissime le aziende e alcune decine i prestanome coinvolti da fine 2014 a oggi, la maggior parte di questi ultimi in difficoltà economiche.

Le indagini, svolte con intercettazioni telefoniche e rogatorie internazionali con Malta, Slovenia, Croazia ed Estonia, sede delle società fornitrici usate per mettere in atto la frode fiscale, hanno portato a 49 persone indagate a piede libero per reati tributari, con l'aggravante della transnazionalità, quali l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, distruzione e occultamento di documenti contabili, e per bancarotta fraudolenta.

L'organizzazione acquistava telefonini, consolle di videogiochi e computer in Slovenia, li portava in Italia e li vendeva alle cartiere, che vendevano a loro volta i prodotti incassando l'Iva, ma senza poi versarla all'Erario.