Solofra

Come sempre, alla fine, le immagini saltano fuori e, guarda caso, nel momento di maggiore difficoltà di chi ha imbastito l'impianto delle indagini.

Parliamo dell'asilo degli asseriti orrori di Solofra, una inchiesta che più passano i giorni più si dimostra caricata a salve. Il professore di religione che veniva descritto come un orco assatanato scarcerato, le accuse di “interpretazione capziosa” da parte dei carabinieri lanciata dall'avvocato Gaetano Aufiero, difensore di due dei tre indagati in questa inchiesta, e ora la comparsa (ovviamente non casuale) delle immagini di cui la Procura “non aveva autorizzato” la divulgazione. Come se il "mostro" mediatico andasse alimentato e chi-se-ne-frega-degli-innocenti a vario titolo coinvolti.

Disgustoso.

La cosa orribile, la falla che ha dell'incredibile, è che le immagini diffuse sono relative al secondo deposito della Procura, quelle presentate al giudice del Riesame perché “caricassero” di circostanze l'inchiesta. Immagini di cui non sono in possesso neanche gli avvocati difensori e che quindi sono state divulgate nonostante la Procura non lo avesse autorizzato: è un reato penale commesso in concorso (sicuramente) con la complicità di pubblico ufficiale.

“E' una circostanza talmente grave”, tuona l'avvocato Gaetano Aufiero, “che sto in questo momento scrivendo la denuncia alla Procura. Noi collegio difensivo non disponiamo di quelle immagini che, al contrario, sono state diffuse nonostante si tratti di una violazione e di un reato”.

Gli estratti delle presunte violenze avvenute all'interno dell'asilo di Solofra sono stati rilasciati con il contagocce. Sono l'unica prova di quanto sia accaduto realmente in quella struttura pubblica. Le accuse mosse agli indagati sono turpi, soprattutto nei confronti del professore di religione.

A Solofra qualcuno deve aver perso la testa.