Palma Campania

La tragedia di Palma Campania, dove la notte scorsa un 83enne ha deciso di farsi giustizia da solo scendendo in strada e sparando contro il gestore di un bar, uccidendolo, ha suscitato numerose reazioni. Quello che è accaduto nel centro del comune napoletano induce in queste ore anche a fare qualche riflessione su due aspetti cruciali di questa vicenda.

Innanzitutto la vivibilità delle nostre città, tra bar e locali, dove mancano controlli adeguati per garantire ai residenti il diritto al riposo e a non restare chiusi in casa, soprattutto nei mesi estivi. Se è vero che la cosiddetta "movida" fa girare l'economia, è anche vero che spesso il fenomeno non è sufficientemente governato dalle amministrazioni comunali che hanno l'obbligo di tutelare tanto gli avventori dei bar quanto i cittadini che risiedono in quel luogo. 

Poi, ma non secondario, c'è il tema della diffusione sempre più capillare di armi e munizioni nelle case di insospettabili cittadini. 

L'83enne che ha sparato e ucciso Giuseppe Di Francesco ferendo poi il genero e la figlia, secondo la ricostruzione dei carabinieri ha esploso cinque colpi d'arma da fuoco contro i gestori dell'attività, al termine di un'accesa discussione. L'anziano, accecato dalla rabbia, sembra non ne potesse più di essere disturbato dagli schiamazzi notturni sotto casa. E così stavolta ha pensato di attingere dal suo personale arsenale custodito, legalmente, in casa, per vendicarsi del torto subito. 

I militari hanno trovato e sequestrato l'arma utilizzata, una pistola semiautomatica modello "Guardian" calibro 9 regolarmente detenuta. La pistola aveva ancora un colpo in canna e uno nel caricatore. In casa i carabinieri hanno trovato cinque fucili, una pistola semiautomatica Beretta "Px4 Storm", una rivoltella Colt e circa 290 munizioni di vario calibro. Tutte armi possedute, lo ripetiamo, legalmente, quindi con regolare licenza. 

Ora metti un anziano particolarmente esasperato che magari è una persona a cui saltano facilmente i nervi, e mettici a corredo un armamentario da far invidia anche al più spietato dei sicari, ne viene fuori un cocktail pericolosissimo: una tragedia annunciata. 

Sul caso sono intervenuti i rappresentati del Comitato Vivibilità Cittadina che da anni si battono contro decibel alti e movida molesta nel centro storico di Napoli.

“Togliere la pace e la tranquillità della propria abitazione è una tortura che può sfociare purtroppo in atti di violenza di cui i veri responsabili sono le istituzioni assenti che non fanno rispettare le leggi vigenti lavandosene le mani e lasciando che i cittadini siano vittime di soprusi senza alcuna protezione dei diritti fondamentali. Che non accada mai più. Alle Istituzioni sono anni che facciamo appelli completamente inascoltati! Che queste tragedie siano di monito!” si legge sulla pagina social del Comitato.

Secondo il consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli invece “Le ragioni che hanno scatenato la furia dell’83enne non sono la parte più importante della questione quanto il rischio che certi episodi si possano ripetere se si continua ad armare la mano della gente attraverso il concetto che farsi giustizia da soli è possibile”.

“Va necessariamente evitata la diffusione delle armi rendendo complicato il venirne in possesso, per evitare che anche da noi si verifichino le carneficine americane. C’è il rischio che si finisca a vivere come in un Far West, faccio fuoco contro chi mi crea dei problemi e questo non ha nulla a che vedere con la legittima difesa. La giustizia fai da te è un messaggio sbagliato”. Insomma “bisogna contenere il rischio di una deriva aggressiva – ha aggiunto – le proprie ragioni si discutono nelle aule di tribunale e non impugnando armi da fuoco”.