San Salvatore Telesino

La campionatura (e l'analisi) di 32 vetrini relativi ai vari tessuti selezionati durante l'autopsia, quella di altrettante parti di organi e l'avvio della stessa procedura per la ricerca, da effettuare con una nuova tecnica, di materiale biologico su alcuni indumenti.

E' il lavoro, non supportato da fotografie, al quale sono stati impegnati, a partire dal tardo pomeriggio, presso l'Istituto di medicina legale di Catania, i periti (e i consulenti di parte) ai quali il gip Giuliana Giuliano, che la competente commissione del Csm ha oggi proposto come consigliere della Corte di appello di Salerno, ha affidato l'incarico nell'incidente probatorio disposto, su richiesta del procuratore aggiunto Giovanni Conzo, nell'inchiesta  sulla morte di Maria, 9 anni, rumena, che il 19 giugno 2016 era stata trovata senza vita, annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino.

Si tratta dei professori Cristoforo Pomara, direttore dell'Istituto catanese, Ciro Di Nunzio (con il chimico Aldo Di Nunzio) e Francesco Sessa, che hanno operato alla presenza dei professori Fernando Panarese (per Daniel Ciocan, indagato da tre anni – è difeso dall'avvocato Salvatore Verrillo-) e Marina Baldi, per i genitori di Maria - anche loro indagati da qualche mese per violenza sessuale (a Daniel è contestato anche l'omicidio) -, rappresentati dagli avvocati Fabrizio Gallo e Serena Gasperini.

La tappa odierna precede la riesumazione della salma della piccola, prevista per i primi giorni di luglio, probabilmente, a Foggia, dove sarà trasportata e sottoposta ad autopsia. Un esame che tre anni fa era stato curato dal professore Claudio Buccelli e dalla dottoressa Monica Fonzo.

Come più volte ricordato, l'incidente probatorio è stato fissato nel prosieguo dell'attività investigativa per altri sei mesi deciso a metà gennaio dal gip Flavio Cusani, che nella stessa occasione aveva anche archiviato la posizione di Cristina, sorella di Daniel. Lei ed un altro fratello, Cristian, sono stati convocati un paio di settimane fa come persone informate sui fatti, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere ai carabinieri.