Avellino

«Non è concessa la vendita e la commercializzazione in generale, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati da cannabis salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante». Giovedì la Corte di Cassazione ha emesso una discussa sentenza sulla cannabis light, cioè sulla cosiddetta “erba legale” , da un po’ di tempo venduta in negozi specializzati in tutta Italia. La Cassazione, in breve, ha stabilito che è illegale la vendita di «foglie, inflorescenze, olio, resina» di cannabis, a meno che «siano in concreto privi di efficacia drogante». È una sentenza che ne ribalta un’altra risalente ad appena quattro mesi fa e apparentemente anche una legge, e che ha creato sconcerto in un settore che dà lavoro a diverse migliaia di persone in Italia. Ma la verità è che non è ancora chiaro che effetti avrà la sentenza, e per ora ha soltanto aggiunto confusione a un tema già piuttosto intricato.

«Non c'è una legge che stabilisca cosa significhi 'sostanza drogante' - dice Mario Urciuoli titolare con Dario De Biase e Francesca Brini del negozio Django del centro di Avellino - Dopo la sentenza del 30 maggio non dovrebbe cambiare nulla. Certo, resta l’amarezza e la delusione di vedere come il nostro Paese vada indietro, marci inesorabilmente verso il passato rispetto alle altre Nazioni e Stati dove il progresso economico, sociale e culturale si programma in maniera diversa. Ci auguriamo che anche le forze dell'ordine si attengano a questa netta distinzione tra canapa industriale e droga nella loro azione di controllo e che non si generi un clima da 'caccia alle streghe' con irreparabili pregiudizi, patrimoniali e non, per le numerose aziende del settore».. Ogni ulteriore considerazione dovrà essere rimandata alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza da cui potrà essere desunto l'impianto logico-giuridico seguito dalla Corte e che potrà fornire ulteriori spunti di riflessione.

I tre giovani imprenditori avellinesi hanno aperto da pochi mesi la loro attività. E’ Mario a spiegare quali siano le difficoltà nel lavorare in Italia. “Siamo giovani e vogliamo vivere nella nostra città - spiega -. Ma è davvero difficile fare impresa, credere in un progetto e poterlo portare avanti. C’è molta confusione nel nostro settore e in pochi mesi ci siamo resi conto di cosa significhi investire dei soldi in un progetto concepito e messo in piedi con passione, ma reso impossibile da una burocrazia opprimente e un contesto legislativo che diventa sempre più ostile. La campagna di comunicazione di alcuni referenti politici danneggia ulteriormente un settore come il nostro. Penso alle dichiarazioni del vicepremier Salvini. Come sempre cavalca il malcontento e coltiva il dissenso in alcune categorie sociali, su determinati argomenti.

Non vendiamo droga - spiega  - e non è questo il problema della droga nel mondo dei giovani. Anzi, di solito i clienti di questo genere di attività sono professionisti che con la droga non hanno e non vogliono avere nulla a che fare. E' come se volessero combattere l'alcolismo vietando la vendita di birre analcoliche. Organizzeremo una class action". È solo una vittoria per la camorra le droghe di cui parla Salvini non si fermeranno mai. Il consumo c'è e aumenta sempre di più». Intanto i titolari delle attività si organizzano e sono pronti a manifestare. “Andremo a Roma per protestare - -spiega Mario -. Ci siamo organizzati in una class action. Daremo voce unica al nostro disagio».

Tra chi ha deciso di continuare a vendere cannabis light e chi invece ha temporaneamente sospeso le vendite il pensiero è comune: «Salvini dovrebbe occuparsi delle piazze di spaccio, non di negozi che pagano le tasse, con dipendenti in regola che danno regolarmente lavoro a ragazzi che ne hanno bisogno».