Molte zone del Vulcano Solfatara di Pozzuoli erano pericolose e mancanti di autorizzazioni eppure risultavano visitabili e fruibili ai turisti. Anche l’area della “spaianata” era pericolosa e, soprattutto, priva di qualsivoglia autorizzazioni, dunque le visite risultavano abusive. Eppure proprio lì il 12 settembre del 2017 morirono asfissiati nel sottosuolo Massimiliano Carrer, la moglie Tiziana Zaramella e il figlio Lorenzo.
A sostenere questa ipotesi sono gli esperti nominati dal Tribunale di Napoli nella perizia realizzata per fare chiarezza sulla tragedia della Solfatara. Lunedì prossimo la documentazione sarà illustrata all'autorità giudiziaria. 240 pagine nelle quali, tra l'altro, "emerge in modo chiaro ed inequivocabile che l'area della cosiddetta spianata della Solfatara (fangaia, stufe, fumarole, belvedere, etc. etc) era visitabile e fruibile, da parte degli avventori, senza che fosse stata rilasciata alcuna autorizzazione che, in qualche modo, avrebbe potuto dare luogo a controlli preliminari, quali Nulla Osta a parte in Enti in genere".
Un dirigente del Comune di Pozzuoli quattro giorni dopo la tragedia, riferiva che agli atti dell'Ufficio Urbanistica del Comune "...non esiste alcun tipo di concessione né di provvedimento autorizzatorio per il sito Solfatara di Pozzuoli...". Tre giorni dopo aggiungeva che una parte della documentazione era "...andata distrutta a seguito degli eventi bradisismici nel 1983....", essendo chiaro che l'ultima autorizzazione sindacale - scrivono ancora i periti - era risalente al 2008 e che comunque non riguardava la cosiddetta spianata. Alla tragedia del 12 settembre 2017 sopravvisse solo il figlio più piccolo dei Carrer, che oggi ha dieci anni e vive con la zia. I familiari delle vittime sono patrocinati dagli avvocati Alberto Berardi e Vincenzo Cortellessa, con la collaborazione di Studio 3A. A indagare sull'accaduto è la sezione della Procura di Napoli guidata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, con i sostituti Anna Frasca e Giuliana Giuliano. Nell'immediatezza dei fatti emersero gravi lacune nella tutela della sicurezza dei visitatori e del personale. La Solfatara è attualmente sotto sequestro e nel registro degli indagati figurano per disastro colposo, Giorgio Angarano, amministratore della Vulcano Solfatara srl, di altri cinque soci della società che gestisce l'area (Maria Angarano, Maria Di Salvo, un'altra omonima Maria Di Salvo, Annarita Letizia e Francesco Di Salvo) e della società stessa. Nelle ultime pagine i periti del tribunale tracciano anche le linee guida che, se rispettate nella loro interezza, potrebbero consentire una fruizione sicura del sito.