Chiusano San Domenico

Era già finito su qualche quotidiano per le sue riflessione condivise dal suo profilo social sui tempi attuali, in fatto di migranti. Don Antonio Romano parroco di Chiusano San Domenico, piccolo comune in proivincia di Avellino, torna a riflettere sul tema, vista anche la situazione in Libia, che potrebbe portare l’Italia a subire una nuova emergenza. Insomma, secondo il parroco i rischi all’orizzonte sono troppi e senza lasciarsi andare a facili buonismi, piuttosto che a radicali estremismi proiettati alla chiusura di frontiere, propone una soluzione che punti alla soluzione alla “radice”, tentando e mettendo in campo progetti direttamente nei paesi d’origine. Un parroco quello di Chiusano che commenta spesso l’attualità. Anche stavolta il parroco arriva dritto al cuore del problema, ottenendo molti consensi e aprendo un fervente dibattito.

“La nostra parrocchia - spiega don Antonio - ha fatto partire un efficace gemellaggio con un piccolo villaggio africano Rotundue. Stiamo lavorando per creare condizioni di dignitosa e possibile vivibilità per queste persone a casa loro. Salvarli dall’emergenza significa donargli una vita possibile”.

Don Antonio stravolta torna a commentare l’attualità riferendosi anche al caso dell’elemosiniere del Papa che ha riattaccato la luce nel palazzo occupato abusivamente

Nello stabile, ex Inpdap, vivono da anni 450 persone, in tutto 170 nuclei con 98 bambini. Molti migranti ma anche italiani che sono all'incirca il trenta per cento. E nel palazzo hanno sede anche una ventina di associazioni culturali e dei diritti.  

Azione alla Robin Hood, che ieri il ministro dell'Interno ha fortemente criticato. "Ognuno è libero di fare quello che vuole - ha detto a un comizio a Settimo Torinese - ma mi aspetto che dopo aver riattaccato la corrente elettrica paghi i 300mila euro di arretrato che qualcuno non ha pagato e aiuti anche tutte le famiglie italiane in difficoltà che non ce la fanno a pagare le bollette della luce". E anche oggi il ministro ha riservato all'elemosiniere parole dure.

Dal canto suo Padre Antonio riflette: “un atto pericoloso, un precedente rischioso. L’elemosiniere ha destituito comunque la figura di un’altra istituzione”. Insomma secondo Don Antonio comunque invita tutti a riflettere sulla necessità di interventi nei paesi di origine.

«La vera integrazione passa per l’accesso ad un lavoro - spiega -. Se non ci sono efficaci strumenti di accoglienza si rischia di innescare una guerra tra poveri. Molto spesso i clandestini rimpinguano le fila del lavoro nero, abbassando ulteriormente il costo del lavoro. Un rischio troppo alto che rafforza il precariato».