Il 9 maggio del 1978 è una data che ha segnato in maniera profonda la storia italiana. Il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, ucciso dalle brigate rosse dopo una prigionia durata 55 giorn, sconvolse l'intero Paese lasciando nel terrore gli italini. Un rapimento di cui ancora oggi non si conoscono i dettagli e sul quale, ancora oggi, dopo 41 anni, pesa il clima di quella strategia della tensione che ha segnato il cammino della nostra democrazia.
Nello stesso giorno Peppino Impastato, un giovane siciliano che aveva affrontato la mafia a viso aperto, che aveva alzato la testa per combattere lo strapotere del potere criminale nella sua Cinisi, venne barbaramente ucciso e fatto saltare in aria con il tritolo proprio da quella mafia che aveva affrontato con coraggio e passione. Con la sua Radio Aut, una radio libera messa in piedi insieme ad altri ragazzi, e attraverso l’attivismo politic,  Impastato ha portato avanti una battaglia dirompente che ha squarciato il velo di omertà e di silenzio che ricopriva la Sicilia, accendendo un faro di informazione sulla mafia quando ancora nessuno ne parlava.
L’immagine di quel ragazzo che con caparbietà ha combattuto contro il male di una terra fantastica come la Sicilia è sopravvissuta alla sua morte e il tritolo che ha cancellato il corpo di Peppino non ha di certo cancellato le sue idee e il suo carisma.
Durante il suo funerale scesero in piazza migliaia di persone e il corteo funebre si trasformò in un corteo di protesta contro la criminalità organizzata, con i giovani che gridavano “Peppino è vivo e lotta insieme a noi. Le nostre idee non moriranno mai”.
All'alba del 9 maggio del 1978, dopo aver appreso della morte di Peppino, il suo amico Salvo Vitale da Radio Aut lanciò il suo monologo che ancora oggi commuove e condanna. A 41 anni dall’omicidio di Peppino Impastato questo grido di dolore lanciato dalla sua radio libera è ancora attuale e potente come allora. 

"Stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale.
Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni.
Peppino non c'è più, è morto, si è suicidato.
No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così.
Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice.
Dice che hanno trovato un biglietto: "voglio abbandonare la politica e la vita".
Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione.
E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari.
Suicidio.
Come l'anarchico Pinelli che vola dalle finestre della questura di Milano oppure come l'editore Feltrinelli che salta in aria sui tralicci dell'Enel.
Tutti suicidi.
Questo leggerete domani sui giornali, questo vedrete alla televisione.
Anzi non leggerete proprio niente, perché domani stampa e televisione si occuperanno di un caso molto importante. Il ritrovamento a Roma dell'onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle brigate rosse.
E questa è una notizia che naturalmente fa impallidire tutto il resto.
Per cui chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia, ma chi se ne fotte di questo Peppino Impastato. Adesso fate una cosa: spegnetela questa radio, voltatevi pure dall'altra parte, tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare.
Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino.
Domani ci saranno i funerali. Voi non andateci, lasciamolo solo.
E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo.
Ma no perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace.
Noi siamo la mafia.
E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso, tu sei stato un ingenuo, sei stato un nuddu miscato cu niente."