I Cinque Stelle perdono terreno un po’ ovunque al sud, soprattutto nei comuni dove fino a ieri erano maggioranza, anzi erano al governo. Avellino è uno dei simboli di questa disfatta. Ma se fino a qualche mese fa gli avversari di Luigi Di Maio e Carlo Sibilia erano nel centrosinistra, oggi sono costretti a vedersela con il loro alleato di governo, Matteo Salvini, che comincerà dal capoluogo irpino il suo tour elettorale in Campania, pronto a prendersi la scena anche qui, dopo la Basilicata e la Sicilia, qui nella città che ha dato i natali all'altro vice premier.
Salvini sarà sul palco di Via Verdi al fianco della candidata BiancaMaria D'Agostino, con la quale il Carroccio spera di andare al ballottaggio.
Ma chi pensa che il guanto di sfida di Salvini sia stato lanciato nei confronti dell'altro Sibilia, Cosimo, e dunque a Forza Italia (che ha preferito puntare sul civismo e sul nome di Dino Preziosi) cade in errore. I rapporti di forza interni al centrodestra appaiono secondari, l'obiettivo invece è chiarissimo: Salvini punta a conquistare, con i risultati delle urne, il vantaggio che gli serve nei confronti degli alleati per arrivare, al momento giusto, a staccare la spina e prendersi tutta la torta. E Avellino, in questa sorta di risiko tra i due marescialli, che si gioca ogni giorno più sui social che dentro Palazzo Chigi, potrebbe rappresentare un trofeo molto ambito per il ministro dell'Interno, anche perché oggettivamente difficile da vincere. La corazzata di liste che gravitano ai poli opposti, ovvero nel centrosinistra, sono un osso duro da sconfiggere in una città storicamente moderata, ma tutto può accadere. L'elettorato avellinese ci sta abituando alle sorprese. Benché protetta dai monti, anche l'Irpinia non è immune dai venti di destra che arrivano dalla Padania.
La Cgil prova a fare muro. L’appuntamento è dalle ore 10:00 in Piazza Libertà. Diverse le associazioni che hanno aderito all’iniziativa “anti Salvini”: ANPI, ARCI, UDS Campania, Soma – Solidarietà e Mutualismo Avellino, Comunità Accogliente Mercogliano, tutte unite sotto lo slogan “Avellino non si Lega” sull'onda dei movimenti che in questi giorni si stanno opponendo alle iniziative politiche del Carroccio in Campania, da Napoli a Pomigliano, da Salerno a Pietrelcina.
Ma la sensazione è che non basteranno le bandiere rosse per frenare l'avanzata verde.
I sondaggi ci dicono che dopo otto mesi di governo giallo verde il Sud è deluso dal Movimento Cinque Stelle e comincia a guardare alla Lega.
E qui c'è il grande paradosso. Se si è delusi di un governo si presume che i cittadini siano delusi da tutte le forze che quel governo lo compongono. Cosa spinge allora gli elettori del mezzogiorno e dunque anche quelli della Campania e di Avellino ad aprire il credito alla Lega?
Qualcuno, nella convinzione che si possano esportare modelli amministrativi in tutti i territori, risponde: perché al nord amministrano bene. Anche di Berlusconi si diceva fosse un grande imprenditore e che avrebbe amministrato l'Italia come un'azienda.
La verità è che si apre alla Lega, così come ci si è affidati ai Cinque Stelle, perché manca una vera alternativa a sinistra. La sinistra che scende in piazza contro il razzismo, contro il sessimo, contro il fascismo, ma poi non fa proposte, non offre soluzioni. La sinistra polverizzata, che non ha il coraggio di mandare in soffitta il “centro” e di riappropriarsi di parole chiare e obiettivi concreti. Ma questa è un'altra storia. O forse no. Avellino accoglie Salvini. Oggi tocca alla Lega incarnare l'illusione del cambiamento.