Fino a poco prima delle sedici di ieri pomeriggio l’amministrazione comunale di Calitri, presieduta da Gerardo Rubinetti, aveva tutta l’aria di una fortezza assediata, entro le cui mura la nuova minoranza in forza al Partito Democratico sembrava essere in procinto di aprire la breccia che avrebbe condotto alla caduta del sindaco ed al conseguente commissariamento dell’Ente. Perché ciò si producesse era però necessaria una convergenza di vedute tra le due opposizioni, quella capeggiata da Giuseppe Di Milia e quella de quo, nata dalla frattura della ex maggioranza consiliare, le cui vicende sono ben note a tutti. Ma, come forse era prevedibile, in grazia soprattutto delle divergenze che storicamente hanno diviso le due rappresentanze che avrebbero dovuto allearsi in questa occasione, il documento che chiedeva le dimissioni del primo cittadino presentato dai Democratici non è stato controfirmato dai consiglieri della minoranza storica, ragion per la quale Gerardo Rubinetti resta per intanto al timone della cosa pubblica calitrana e sembra essersi allontanata l’ipotesi di una fine anticipata del mandato. In ogni caso, però, dal Consiglio di ieri una cosa è emersa chiaramente: il sindaco e la sua giunta non avranno sicuramente vita facile. Se, infatti, sono stati approvati i punti due e tre all’ordine del giorno, concernenti, rispettivamente, l’approvazione dello schema di protocollo d’intesa per la gestione associata delle funzioni comunali nella strategia per le aree interne e l’approvazione della convenzione per l’estensione della gestione in forma associata di ulteriori servizi comunali, al momento di votare i punti quattro e cinque tanto i consiglieri del Partito Democratico quanto quelli dell’UDC, ovverossia le due opposizioni, sono usciti dall’aula facendo mancare il numero legale. Si tratta, insomma, di un chiaro segno che stanno per suonare le trombe di una guerra che non si sa dove potrà portare. Infatti non sono state approvate due misure chiave per l’esercizio finanziario dell’anno appena trascorso, e cioè la variazione di bilancio e il prelevamento dal fondo di riserva ordinario per spese impreviste. Come è noto, senza soldi è impossibile cantare le messe: e se questo vale per ogni essere umano, a maggior ragione è un grosso limite per un Ente che deve far fronte ad incombenze di carattere economico. Insomma, a quel che sembra, almeno per il momento non ci sono vincitori o vinti, perché tutti hanno vinto e perso qualcosa al contempo, ma la situazione è avvolta in un fumus che soltanto il decorso prossimo della vita amministrativa potrà contribuire a dissolvere. Questa la situazione attuale, ma, come la storia dimostra, in politica non bisogna mai predicare certezze, perché i venti potrebbero mutare direzione all’improvviso e senza alcun preavviso, stravolgendo situazioni date per assodate. Chiaramente ora la palla è nel campo del sindaco Gerardo Rubinetti che, sicuramente, rifletterà accortamente sulle strategie e sulle azioni da adottare. Il bilancio infatti dovrà essere approvato entro il 31 dicembre, e il primo cittadino sarà costretto a riconvocare il consiglio comunale fra oggi e domani per adempiere alla legge. E’ partita dunque, fin da ieri sera, la caccia al voto da parte di Rubinetti, al centro di un serrato braccio di ferro fra Democrat e Scudocrociato, determinati allo scioglimento.
Le opposizioni abbandonano l’aula non si vota il bilancio
Il sindaco Rubinetti costretto a riconvocare il consiglio entro due giorni
Redazione Ottopagine