Dopo il blitz nel rione ghetto di Afragola, il ministro dell'Interno Matteo Salvini non ha mancato di congratularsi con le forze dell'ordine: «Non dimentico Afragola, non lasciamo da sole le persone perbene e siamo contenti di passare dalle parole ai fatti», ha detto il ministro che due mesi fa è venuto in visita nella cittadina del napoletano per incontrare il sindaco Grillo in un momento di grande emergenza per la comunità alle prese con una escalation di attentati alle attività commerciali. In quella occasione Salvini annunciò lo sgombero delle case occupate abusivamente dalle famiglie dei clan camorristici della zona.
Case di proprietà comunale, in tutto 214 alloggi, di cui un centinaio in mano ai clan. Ieri il blitz con oltre duecento agenti. Sgomberati tre appartamenti occupati da persone legate alla criminalità organizzata o con precedenti.
Un monitoraggio durato diversi mesi. Per avere una casa, nel Rione Salicelle, bastava esibire al clan il certificato penale e pagare. Se il curriculum del richiedente, o del suo familiare, era sufficientemente pieno (una condanna per 416 bis ad esempio ti faceva salire in graduatoria) allora l'appartamento si poteva affidare, mentre i legittimi assegnatari restavano ancora una volta fuori.
Per chi nel rione Salicelle ci abita da sempre, lasciare la casa magari per andare in vacanza qualche giorno era impossibile. Alcuni inquilini ci hanno raccontato di essere letteralmente "prigionieri" in casa propria. Bastava assentarsi un giorno per ritrovarsi al ritorno la casa occupata da qualcun altro, qualcuno che invece di passare per le vie legali aveva deciso di chiedere direttamente al clan della zona per assicurarsi un tetto. Una guerra tra poveri che va avanti da anni. Al Rione Salicelle come in tanti altri quartieri popolari di Napoli dove la camorra si sostituisce allo Stato.
Ieri i carabinieri della locale caserma, diretta dal maresciallo Raimondo Semprevivo coordinati dal primo dirigente Pietropaolo Auriemma e dal vice questore Stefano Iuori, dirigente del commissariato la cui sede è ubicata proprio nel cuore del Rione Salicelle, hanno dato il via agli sfratti degli abusivi.
Il primo alloggio liberato è stato quello occupato da Adriana Buono, moglie di Aniello Barbato, secondo la Dda napoletana uno dei boss più potenti
dell’omonimo clan, attualmente detenuto.
Visto l'imponente schieramento di forze dell'ordine l'annunciata rivolta del rione non c'è stata. Ma la tensione era altissima. Nel 2009, quando ci fu un primo tentativo di sgombero, tutti ricordano cosa accadde: tremila persone scesero in strada bloccando l'Asse Mediano dando fuoco ai cassonetti.
L'operazione stavolta è riuscita. Gli alloggi sgomberati sono stati murati per evitare che siano nuovamente occupati. Le famiglie uscite da queste case potranno alloggiare per un po' a spese dello Stato in un albergo della zona.