Chiusano San Domenico

Certe storie vanno ricondotte alla memoria perché il tempo le consegni alle migliori radici.

Quella di Giovanni Elefante, 32 anni, è stata trascurata per troppo tempo, tanto che fino a ieri ha rischiato di finire, come purtroppo tante altre, tra quelle di cui la storia non tiene conto. Eroi semplici semplici che si perdono nelle pieghe dei ricordi.

Correva l'anno 1964, era il 17 ottobre. Un sabato.

La cornice è Chiusano San Domenico, dove Giovanni Elefante lavorava come carabiniere presso la stazione, all'epoca un avamposto tra la disperazione più nera.

Il comandante della stazione, sapendo che nel pomeriggio si sarebbero svolti a Chiusano i funerali della congiunta di un latitante, aveva chiesto a tutti i suoi militari di stare molto attenti perché era molto probabile che l'uomo si sarebbe presentato in paese.

I funerali si tennero e l'uomo, il latitante, si presentò.

Pure lui all'epoca era molto giovane: 36 anni. Sul suo capo pendeva un Ordine di cattura per una rapina consumata a Velletri ai danni di un esattore, Grazio Ammaturo, tra l'altro padre di un funzionario di polizia. Doveva scontare sei anni di carcere. La condanna era stata emessa in contumacia.

Era quanto bastava per doverlo acciuffare.

Il carabiniere Giovanni Elefante ed un altro militare si misero di guardia nei pressi del cimitero. Quando il latitante si fece vivo i carabinieri gli intimarono di fermarsi. Lui fuggì scavalcando un muretto e tentando di far perdere le sue tracce.

Giovanni Elefante era giovane, pieno di forza, ed aveva un senso del dovere che lo caricò come una molla. In poco tempo raggiunse il malvivente e questi, vedendosi oramai perso, piuttosto che farsi ammanettare preferì estrarre il revolver e fare fuoco. Due volte. I colpi raggiunsero il carabiniere in pieno petto. Gli altri militari caricarono il collega ferito sull'auto di servizio e lo accompagnarono all'ospedale Moscati, ma Giovanni ci arrivò cadavere.

Il carabiniere aveva una moglie di 29 anni ed un figlio di undici mesi.

Cosa sia la pena di una donna giovanissima vivere tutta una vita da sola e con un figlio piccolissimo nessuna parola riuscirà mai a spiegarlo.

Cosa sia vivere senza ricordare le carezze di un padre lo ha spiegato Luigi Elefante, ieri a Venezia, nell'ambito di un seguitissimo incontro organizzato dall'associazione Fervicredo, nata per sostenere le vittime della criminalità. Luigi è un avvocato. Ha 54 anni.

Ma alla pena che tutto sia stato vano e che quell'enorme sacrificio sia stato dimenticato, l'Irpinia e gli smemorati di Chiusano San Domenico potrebbero porre rimedio: con una strada, una targa, una pietra che prenda su di sé quel dovere e almeno una piccola parte del peso che ha rappresentato.