Guardia Lombardi

Un corteo composto e silenzioso, dalla casa comunale dove è stata allestita la camera ardente alla chiesa di Santa Maria delle Grazie. Sindaci con la fascia tricolore e i rispettivi gonfaloni, insieme ai big della politica irpina da Bianco a Rotondi, Mancino, Repole ed altri esponenti di spicco provinciali. Un doveroso omaggio a Giandonato Giordano, un galantuomo della politica, che ha amato e difeso fino all'ultimo la sua terra. Tantissime le attestazioni di stima e i messaggi di cordoglio. Tra i più commoventi e particolarmente profondi, quello di Emanuela Sica, impossibilitata a partecipare al rito funebre per motivi di salute, ma presente con il cuore attraverso questa sua lettera toccante.

"Caro Giandonato, è questa una lettera che mai avrei voluto scrivere.Sono queste le parole che mai avrei voluto pronunciare. Sono queste le sensazioni che mai avrei voluto provare.Eppure questo mai è stato soggiogato e capovolto dalle inesorabili mani del destino. Destino cattivo, ingiusto, crudele che si è preso un amico, un padre, un marito, un fratello, un uomo politico, un figlio di questa terra. Terra che,spesso, è matrignaproprio con i suoi figli migliori. So già che in tanti ricorderanno la tua professionalità, il tuo impegno politico, le tue battaglie, il tuo sconfinato amore per i nostri territori, la tua opera di scrittore.

Io invece vorrei ricordarti come uomo. Uomo che, anche nella crasi del dolore, ha espresso il valore più grande della sua limpida coscienza edel suo generoso cuore.

Hai conosciuto l’amore, quello vero, che hai esternato, vissuto, nutrito, concepito nelle sue forme più autentiche ricevendone in egual misura, intensità e consistenza intima. Hai amato e sei stato riamato da una donna che per te è stata ,allo stesso tempo, un’amicaleale e una moglie amorevole, devota. Hai amato e sei stato riamato da due figli che erano e sono tutt’ora la tua più vera ed importante conquista. Hai amato e sei stato riamato dagli amici che sono tutti qui, oggi, a piangerti con sincero e profondo dolore. Eppure hai egualmente sofferto,non soltantoa causa della malattia, che con dignità e coraggio hai combattuto fino all’ultimo istante, ma anche a causa della fragilità umana, di quell’incomprensione che, alcune volte, ti è stata onata come amaro calice. Dicono che si comprenda la grandezza, l’importanza di una persona, solo quando la si perde. Questo è vero… ma a metà. Gran parte di questo paese e tutta l’Irpinia, andando anche oltre gli effimeri confini territoriali, sapeva chi fossi. Aveva chiaro e limpido nella mente quale era il tuo immenso valore umano. Solo una piccola parte, che non si è mai fermata a valutare il tuo spessore, oggi ha dovuto tristemente arrendersi all’evidenza. Oggi sa di aver perduto una persona speciale, difficilmente sostituibile o mutuabile.

Tu eri e rimani una fonte inesauribile di cultura e capacità sempre attenta e sensibile alle necessità e bisogni dell’essere umano. Tu eri e rimani una guida, un esempio, una persona così perbene che ci fa sentire orgogliosi e onorati di averti avuto come amico, di averti conosciuto.

Tu eri e rimani “seme” che non muore sottoterra ma germoglia e cresce come pianta rigogliosa di cultura, ricerca, con radici solide e frutti pronti ad essere colti da chi sa comprendere la tua importanza. Nulla dopo di te sarà uguale eppure il tuo impegno e la tua tenacia saranno linfa vitale per consentire alle nuove generazioni di fortificarsi e crescere grazie al tuo esempio.

Se mio padre fosse ancora vivo, sarebbe affranto, addolorato, incredulo, inginocchiato da questa tragedia che ti ha colpito e che, terribilmente si è riversata sulla cara Nadia, sui tuoi amati figli Gaetano e Alessandro… e su tutta la tua famiglia. Eppure lui non è più qui, un anno fa proprio tu gli tributasti l’ultimo saluto nel giorno della sua dipartita. Per questo non ho ragione di dubitare che ora siete insieme, che vi siete riabbracciati piangendo proprio come quando ti elessero, per la prima volta, Sindaco di questo paese. La vostra amicizia è andata oltre la morte. Adesso magari passeggiate nella piazza del cielo, tra le sparse ed ovattate nuvole, dove il sole è un fuoco che genera luce e la vita è diventata eterna, senza più dolore.

Non credo che esistano frasi e parole utili a sostenere i tuoi cari nel momento del lutto, dell’addio, del trapasso ma c’è una poesia che da ieri gira nella mia mente come una tormenta di neve e scava un fossatodi liquido dolore nel mio cuore.La poesia è All'amico che dorme, di Cesare Pavese:

Che diremo stanotte all'amico che dorme? La parola più tenue ci sale alle labbra dalla pena più atroce. Guarderemo l'amico, le sue inutili labbra che non dicono nulla, parleremo sommesso. La notte avrà il volto dell'antico dolore che riemerge ogni sera impassibile e vivo. Il remoto silenzio soffrirà come un'anima, muto, nel buio. Parleremo alla notte che fiata sommessa. Udiremo gli istanti stillare nel buio al di là delle cose, nell'ansia dell'alba, che verrà d'improvviso incidendo le cose contro il morto silenzio. L'inutile luce svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti taceranno. E le cose parleranno sommesso. Concludo con “Non ti dimenticheremo Mai” e questo “Mai” nessuno sarà in grado di capovolgerlo perché è legato ad un "Per sempre." Emanuela.