Sant'Agata de Goti

“Rianimiamo il Sant'Alfonso”. E' la manifestazione indetta per lunedì (primo aprile) alle 18 davanti all'ospedale Sant'Alfonso Maria de Liguori. 
La annuncia il comitato "Curiamo la vita" che fa appello alle autorità ecclesiastiche della diocesi e al mondo istituzionale invitandoli alla massima partecipazione. 
"Questa volta non molleremo e non permetteremo passerelle a nessuno. Adesso basta". 
Mena Di Stasi ha il volto stanco di chi ha ha deciso di intraprendere l'ennesima battaglia per vedersi garantire un diritto fondamentale: la salute. 
È il volto della protesta per l'ospedale di Sant'Agata dei Goti. È il volto del Comitato Civico Spontaneo Curiamo la vita.
È stata in prima fila sempre. Ha messo da parte il carattere schivo per assicurare l'attenzione necessaria ad un problema che, purtroppo, capisce solo chi lo vive sulla propria pelle.
Era in piazza in ogni mobilitazione. In prima fila per ogni incontro. Ha occupato l'aula consiliare del comune di Sant'Agata nello scorso autunno e ha affrontato i vertici della sanità sannita a Benevento. La sua battaglia è la battaglia di una comunità costretta ad incatenarsi davanti ad un ospedale per protestare contro i tagli che lo stanno, piano piano smantellando. Reparto dopo reparto, riduzione dopo riduzione.
"Chiediamo sempre la stessa cosa - ci dice -. Capire cosa accadrà a questo ospedale".
Ora, con un'altra attivista del comitato, è pronta allo sciopero della fame. L'ennesima forma di protesta intrapresa per richiamare l'attenzione.
Attenzione che per la politica, purtroppo, dura troppo spesso solo il tempo di scrivere una nota per 'esprimere una solidarietà' che si infrange inevitabilmente contro gli scogli della colpa di un collega di parte avversa.
Intanto chi trascorre la notte in sacco a pelo, davanti a quell'ospedale, sono i cittadini che sanno, purtroppo, di non poter fare a meno di quella assistenza.
"Siamo pronti ad andare avanti ad oltranza. Anche il Vescovo Battaglia - ci racconta ancora Mena Di Stasi - è stato con noi per qualche ora nel pomeriggio e ci ha pregato di lasciare il presidio. Ma no. Non molleremo. 
La volta scorsa, con l'occupazione del Comune, avremmo creato problemi all'attività amministrativa. Qui non diamo fastidio a nessuno".
Eppure il fastidio dovrebbe arrivare immediato, tangibile. Trasmesso dal dolore di un essere umano che lotta per un diritto. Avvertito da chi, per garantire quei diritti, dovrebbe lavorare sodo rappresentando, ogni giorno, quei disagi. 
Senza foto sui social. Senza annunci, senza clamore, senza passerelle. Con il rammarico di sentirsi inutili. Con il sapore insopportabile della sconfitta. Con la vergogna di non riuscire a trovare una soluzione.