Il Parco Archeologico di Paestum partecipa all’evento Earth Hour, un’ora per salvare la terra, che si celebra il 30 marzo in tutto il mondo; per l’occasione, dalle ore 20:30 alle ore 21:30, a Paestum si spegneranno le luci del tempio di Nettuno e della Basilica.
Earth Hour è la più grande mobilitazione globale dei cittadini e della comunità di tutto il Pianeta per la lotta al cambiamento climatico, promossa dal WWF Internazionale e che prevede di spegnere, sabato 30 marzo dalle 20:30 alle 21:30, la luce di una casa, di un edificio, di un monumento, l’illuminazione di una strada o di una particolare area di una città per un’ora, partecipando in tal modo ad un’iniziativa dalla forte valenza simbolica: un’occasione per rendere esplicita la volontà di sentirsi uniti nella sfida globale al cambiamento climatico che nessuno può pensare di vincere da solo.
A Paestum l’iniziativa è organizzata in collaborazione con il WWF Silentum: durante la serata dalle 20:30 alle 21:30 nel piazzale del Museo, accessibile a tutti, sarà proiettato un video sulle tematiche ambientali.
“Un atto simbolico: spegnere un monumento per accendere una luce sulle problematiche ambientali – spiega il presidente del WWF Silentum Antonio Sabetta – è solo un’ora ma che ha un forte valore simbolico per mettere in evidenza le problematiche legate al cambiamento climatico globale. Da un luogo simbolo della civiltà antica della nostra Terra un gesto per il futuro della moderna civiltà. Tutti noi dobbiamo prendere consapevolezza che anche semplici gesti quotidiani, come spegnere una lampadina possono contribuire a salvare il nostro pianeta. Spegniamo la luce per riflettere sul futuro della Terra e noi vogliamo farlo con tutti voi nell'ora della Terra ai templi di Paestum il 30 Marzo alle ore 20:30”.
Il Parco Archeologico di Paestum allo scopo di sensibilizzare l’attenzione sul tema dei cambiamenti climatici sta organizzando, nel periodo da settembre 2019 a gennaio 2020 una mostra dal titolo “Poseidonìa: storia e futuro di una città d’acqua”.
L'iniziativa analizza il ruolo svolto dall’acqua nella storia passata, presente e futura del sito, nelle sue numerose implicazioni: geologiche e ambientali, nascita e sviluppo degli insediamenti umani, abbandono e riscoperta del sito. Utilizzando un linguaggio artistico, integrando temi storico-archeologici con opere d’arte e documentazione scientifica, l’obiettivo è quello di comunicare al grande pubblico gli effetti dei cambiamenti ambientali e climatici associati, e il loro impatto sulla società umana e sulla cultura nella regione mediterranea.
“Alcuni studi sull’alzamento del livello del mare a causa del cambiamento climatico vedono, nel 2100, parti cospicue della Piana del Sele, e quindi anche i templi, sommersi dall’acqua – dichiara il direttore Zuchtriegel - In questo momento di emergenza climatica e ambientale stiamo cercando di attirare l'attenzione pubblica, perché crediamo che l'archeologia può e deve dare un contributo vitale al modo in cui inquadrare il futuro: illuminare come le culture crescono e cadono, ci aiuta a capire le conseguenze delle nostre azioni, a scegliere il futuro in modo consapevole”.
Il progetto tende a costruire forti legami tra scienza e arte, tra una comprensione approfondita del passato e una visione più potente del futuro. L'arte, nella sua capacità di vedere oltre il presente e la forma delle cose a venire, è l'archeologia del futuro.