Caposele

Ad una settimana dal sit-in di protesta nel piazzale delle Saure a Caposele, il consigliere di maggioranza Salvatore Conforti traccia un bilancio e tira le somme: “Si è consumato l'ultimo atto della vicenda che, a meno di un'eclatante intervento della Procura della Repubblica (sollecitato da un esposto firmato 5 Stelle), si concluderà, come previsto dalla struttura commissariale,  con la  costruzione del capannone a servizio  della mega opera strategica del raddoppio della galleria di valico, per portare l'acqua nelle Puglie” come ha dichiarato.

“Sarebbe finita meglio e sicuramente senza denuncia legale, se solo il Sindaco avesse accompagnato, come da dovere civico, il processo di tutta la "protesta" democratica e pacata del comitato. Era solo il tentativo per dire che "Saure" è l'emblema della difesa della nostra terra. Una difesa che purtroppo, è fallita da tutti punti di vista, sia sociale che politico. Ha vinto l'indifferenza sia della politica locale che della popolazione di Caposele.

Il capannone che copre il pozzo “A” della Pavoncelli bis, si completerà in un modo o nell’altro. “Di questo ne sono convinto e sono in attesa che la mia delusione possa passare in fretta così come per tante altre questioni politiche. Tutto però resta collegato con un filo sottile, ma molto resistente. Un filo fatto di superficialità, prepotenza, di protervia e di una certa dose di altezzosità politica che cresce in modo inversamente proporzionale alla lontananza dei cittadini dalla politica e dalle questioni che la politica stessa dovrebbe affrontare e risolvere” continua.

Il palcoscenico della protesta popolare, a detta di Conforti è stato utilizzato per propagandare discorsi elettorali, soluzioni di buonismo, e alternative che peggiorano le condizioni anziché migliorarle. Ma qui la pigrizia e la mancanza di informazione diventano la base dei malesseri.

“Nell’incontro pubblico delle “Saure” per la verità, un po’di politica c’era: quella Irpina delle proteste, quella che ha comunque proferito una parola di appoggio al comitato civico/politico; ma in sostanza mancava la politica istituzionale locale che avrebbe dovuto accompagnare tutto il percorso per una soluzione di compromesso, ma che ha invece saputo solamente delegare altri per evitare un confronto diretto e che, molto probabilmente, se avesse preso posizione netta per il proprio territorio, avrebbe convinto anche la struttura commissariale a fare dietro-front su una risoluzione condivisa. E allearsi con la propria terra e con i propri cittadini, è sempre la soluzione migliore, rispetto a caldeggiare ed avallare chi invece, ha l’esclusivo interesse di portare esclusivamente a termine l’opera incriminata.

Elisa Forte