San Mango sul Calore

Eroi per casa. Storie di affetti, legami, famiglie che si allargano e diventano più forti. Questa è la storia di Gabriela che ha gli occhi grandi e si emoziona nel raccontarla. Gabriela Sandu viene da molto lontano, dalla Romania. Poiana Stampei è il nome di un paese dove è nata cresciuta, ha messo su famiglia. A Poiana Stampei ha sposato quasi trenta anni fa il suo Sebastian, e dal loro amore nacque Octavia. Ma la vita in Romania, si sa, è difficile e lei nove anni addietro dovette fare i bagagli e partire. Partì da lì e raggiunse una amica. In Romania doveva lavorare ogni giorno per guadagnare circa 200 euro al mese.

Una vita impossibile. “Mi piaceva tanto il mio lavoro - racconta - Lavoravo una stazione metereologica. Ma i soldi che guadagnavano non ci permettevano nulla. Fare la badante è un lavoro durissimo ma io qui, in Irpinia, ho trovato il mio tesoro. Mi hanno accolto come fossi una loro figlia, sorella, zia. Una emozione così grande che è davvero difficile da spiegare. Una donna che sceglie questa strada rinuncia a tutto, alla propria casa, agli affetti, alla vita personale. Partire sapendo di dover mantenere la tua famiglia che è lontana. Un dolore enorme che pesa sul cuore di tante donne. So di essere stata una persona fortunata, per tutta una serie di motivi». La storia di Gabriela è diversa da quella di tante altre, speciale. Un miracolo di amore e dolcezza che è accaduto a San Mango sul Calore, un piccolo paese in provincia di Avellino. Da nove anni è arrivata.

«Quando l’ho vista - spiega Mena la figlia di nonno Flavio Caporale - ho pensato fosse una delle tante. La nostra famiglia ha vissuto grandi dolori. Mia mamma si era ammalata di Alzheimer e da subito dovemmo chiamare una badante. Poi mio padre si ammalò di carcinoma. Vennero i mesi duri del post operazione. Di badanti per casa ne sono passate almeno venti. Insomma, avevamo perso la speranza. Fino all’arrivo della nostra Gabriela, il nostro angelo».

Nonno Flavio stesso ci racconta che per lui Gabriela è come una figlia.

«Non so spiegarvi come e perchè ma mi sono subito affezionata a loro - racconta emozionata Gabriela-. Poi per tutti noi è arrivata la prova più dura, quando mi sono ammalata anche io». E Mena a raccontarci l’odissea di Gabriela. «La costrinsi a venire con me nel nostro paese. C’era una giornata di prevenzione, con il nostro dottore Iannace - spiega Mena Caporale -. Lei non voleva. Quando il dottore la visitò, ci disse di fare subito esami approfonditi».

Era il giorno del compleanno di Gabriela di due anni fa. Quel giorno segnò il prima e il dopo nella storia di questa famiglia speciale, che nei giorni duri di un Paese in cui tornano a serpeggiare sentimenti di intolleranza verso lo straniero, insegna una storia di amore e civiltà.

«Le sono stata molto vicina - racconta Mena -. Io stessa uscivo dalla mia persona battaglia contro il cancro al seno. Le ho dato coraggio. L’ho rassicurata sul da farsi. Le ho spiegato che era in ottime mani, che il dottore Iannace è il migliore esperto, che l’avrebbe operata e che poteva farcela. Ricordo le sue lacrime, il cuore che si stringeva nel mio petto nel vederla soffrire». Nella vita di ognuno, fatta di impegni e affanni, ovviamente subentrò la necessità di dover assistere Gabriela che, a sua volta, doveva assistere nonno Flavio. «Mi hanno permesso di far venire mia figlia qui per darmi una mano - racconta emozionata Gabriela -. Una emozione enorme, un supporto che più di ogni altro mi ha permesso di lottare. Ho voluto raccontare la nostra storia, per testimonia come e quanto l’amore e la solidarietà siano motori preziosi di salvezza». Dello stesso parere anche Mena, che spiega come la prevenzione sia stata necessaria per salvare la dolce Gabriela. «Non so spiegarvi qualcosa che per noi è naturale - spiega Mena -. La dolcezza di Gabriela è stata la ricetta che ci ha permesso di essere una famiglia ancora più unita e amorevole. Siamo andati anche noi in Romania a vedere dove viveva. La nostra storia è molto più naturale di quanto si creda, no si tratta di ruoli e razze, ma di persone e sentimenti. Che fortuna esserci conosciute, ringraziamo ogni giorno Dio».