Capaccio

Marta Santoro, ex comandante della Forestale di Foce Sele, deve andare in carcere. A stabilirlo una sentenza dei giudici della Cassazione che hanno respinto il ricorso presentato dai legali dell’imputata, gli avvocati Michele Sarno e Paola Balducci, contro la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Salerno. Gli ermellini hanno confermato la condanna a sei anni e sei mesi di reclusione inflitta a Marta Santoro (la pena sarà decurtata di circa 9 mesi già scontati tra custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari). La sentenza diventerà esecutiva all’atto della notifica all’imputata.

La sentenza definitiva è giunta dopo sette lunghi anni di udienze tra primo e secondo grado.

La vicenda ha inizio il 3 ottobre del 2012 quando l’ex comandante della Forestale fu arrestata nell’ambito dell’inchiesta “Forestale e mazzette”. In manette finì anche il compagno Antonio Petillo. Ad eseguire le ordinanze furono i carabinieri della compagnia di Agropoli.

L’inchiesta portò alla luce una rete di corruzione, concussione ed abusi d’ufficio con decine di vittime tra imprenditori e privati cittadini, costretti a sborsare tangenti per evitare controlli, sanare irregolarità o di incorrere in provvedimenti di sequestro e denuncia.

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, (le furono inflitti 8 anni e 4 mesi) il giudice descrisse i comportamenti della Santoro come “lungi dal garantire il rispetto della legalità, cosa che la sua funzione gli avrebbe imposto, dimostrandosi personaggio spregiudicato, interessato ad utilizzare la propria veste professionale per commettere reati, capace d’incidere pesantemente, a fini personali, sui destinatari della propria attività illecita, in cambio d’indebiti vantaggi patrimoniali attraverso un uso distorto dei propri compiti, che ha provocato anche un grave allarme sociale”.