Napoli

Scusate il ritardo è una frase che ovunque potrebbe suonare come un normale tentativo di riparare al fatto di aver fatto tardi ad un appuntamento. A Napoli questa frase ha invece  acquisto un valore diverso. Questo periodo che altrove è banale, nella città napoletana e nelle tante piccole Napoli sparse per il mondo, rimanda subito il pensiero al film di Massimo Troisi del 1983 che riuscì a sbancare i botteghini, incassò più di 3 miliardi, e incantò la critica.

Tra i luoghi simbolo del film ci sono le scale che l’amministrazione comunale nel gennaio 2016 volle dedicargli, a via Andrea Mariconda a Chiaia. Oggi quelle scale sono abbandonate al degrado, e oltre ad un paio di targhe posizionate anche sulla scalinata sbagliata non vi è nulla a ricordare Massimo Troisi.
Siamo nel quartiere di Chiaia proprio sotto via Crispi, nella Napoli bene, quella dei baretti, delle famiglie borghesi, la parte benestante della città, quella abituata al bello e non al degrado. 
Eppure le scale sono in condizioni pessime. Rispetto alle immagini del film, infatti, sono aumentate le scritte sui muri e sono aumentate anche le volgarità. Proprio sugli scalini, qualcuno, forse negli anni '80, ha disegnato uno scudetto enorme. Un piccolo giardino, costruito vicino alla rampa centrale, è abbandonato e i rifiuti si sono accumulati. Davanti alle scale ad impedirne la visione ci sono parcheggiata auto e motorini in maniera selvaggia. Alcuni dei ragazzi che fumano stravaccati sulle scale dove Vincenzo, il protagonista interpretato da Massimo Troisi, e il suo amico Tonino, interpretato da Lello Arena, mettono in piedi alcune delle maggiori perle della cultura comica italiana, non hanno alcuna idea del valore di quelle scalinate. E tra una sigaretta e un giro in scooter scarabocchiano la ringhiera con scritte tanto sgrammaticate quanto inutili. 

Quando il 18 gennaio 2016 con una targa e una manifestazione ufficiale, le scale furono  intitolate a Massimo Troisi, il sindaco Luigi de Magistris, in piena campagna elettorale per la riconferma, disse ironico: “Massimo scusaci per il ritardo ma non è stata colpa nostra ma delle amministrazioni che ci hanno preceduto”.
Chissà cosa direbbe lo stesso Troisi oggi davanti alle condizioni delle scale. Chissà quale sferzante battuta riuscirebbe a creare davanti ad un paradosso così grande, lui che sulla politica riusciva sempre ad avere la capacità di far ridere facendo riflettere. 


Salendo e scendendo le scale ci si emozione e ci si mette a ridere in maniera automatica ripensando alle scene più comiche del film. Però a guardare bene, tra bottiglie di plastica abbandonate sui gradini, tra l’erba che cresce sui muri scrostati e pieni di scritte, tra mattonelle divelte e voragini, tra auto e motorini che sembrano parcheggiati fin sui gradini, viene da pensare che la città non riesca a ricordare in maniera vera, genuina e attiva i suoi personaggi. Non riesce mai ad andare oltre un ricordo superficiale, fatto di annunci, di dichiarazioni, di messa in mostra e di polemiche di parte. Dalla Sanità a Chiaia, da Totò a Troisi, la storia, la disattenzione e la dimenticanza sono le stesse.