Cervinara

La polemica sul televoto di Sanremo non si ferma. Lo scontro degli ultimi giorni sulla vittoria di Mahmood che ha battuto nella calssifica finale Ultimo, che invece ha fatto il pieno col voto da casa, sta accendendo in modo duro il post-Festival.

E una nuova battaglia legale parte dall'Irpinia. E' stato, infatti, presentato un ricorso legale, che rischia di aprire un nuovo capitolo nella storia di questo Sanremo 2019.

Dopo le polemiche sulla canzone vincitrice di Mahmood, partita  dal parroco di San Martino Valle Caudina, e contestata dal prete no global Don Vitaliano Della Sala, che ha deciso di far intonare in chiesta proprio la canzone, nel segno di accoglienza e integrazione, ora un nuovo caso riapre il dibattito sul festival della canzone italiana. E parte proprio dalla Valle Caudina, perchè a presentarlo è un avvocato di Cervinara. Pubblicità ingannevole, ossia, promuovere un qualcosa per poi non mantenere ciò che è stato promesso. Si basa proprio su questo concetto il ricorso, che potrebbe gettare nuove ombre sul festival di Sanremo, avviando una serie di domande. Il ricorso è stato presentato, ufficialmente, all’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, dall’avvocato Marco Monetti, fondatore dello studio legale Monetti ed associati. A prendere parte al ricorso ci sono numerosi cittadini Rotondi, Cervinara e San Martino Valle Caudina che hanno fatto ricorso al legale perchè si sono, nei fatti, sentite truffate. In buona sostanza, i cittadini che hanno preso parte all'azione legale avrebbero speso molti soldi per far vincere il proprio beniamino, ma si sarebbero resi conto solo poi che il televoto aveva un peso minore rispetto a quello della giuria di esperti e della sala stampa. L'azione è stata presentata all’AGCM.

Secondo il legale rappresentante il fatto che la giuria  e gli esperti avessero un peso maggiore, ai fini della valutazione, non sarebbe imputabile, ma lo diventerebbe dopo che la Rai ha pubblicizzato durante le serate del festival ed anche prima che il vincitore potesse essere scelto proprio dal televoto. Secondo il legale di Cervinarai suoi assistiti avrebbero votato certi di poter concretamente indirizzare e contribuire all'individuazione del vincitore. Ed è stato ciò che è stato detto prima e durante la gara ad indurre in questo errore. Così, dopo aver votato tutte le cinque serate e spendendo 0,51 centesimi ad ogni votazione, al momento della lettura dei vincitori, si sono resi conto che altri voti, quelli di giuria e sala stampa, avevano un peso maggiore. Ora, l’Agcom, aprirà una istruttoria che si potrebbe concludere anche con una pesante sanzione ne confronti della Rai.

Sulla vittoria di Mahmood al festival di Sanremo e sul caso televoto nei giorni scorsi è intervenuto anche il Codacons che ha presentato un esposto all'Antitrust. 

Stesse osservazioni sul percorso di classificazione finale al Festival.

Su questo infatti si basa il ricorso del Codancons presentato all’Antitrust: “La pratica commerciale è scorretta considerato che il voto schiacciante del pubblico da casa, a pagamento, che aveva premiato Ultimo, è risultato annullato e ribaltato dalla giuria d’onore e dalla sala stampa, che hanno decretato la vittoria di Mahmood”, si legge nel ricorso. Sempre l’associazione dei consumatori sta valutando di chiedere la sanzione massima per viale Mazzini che ammonta a circa 5 milioni di euro. Inoltre il Codacons ha chiesto alla Rai di rendere pubblici i criteri seguiti per l’individuazione dei soggetti che hanno composto la giuria d’onore che, di fatto, ha ribaltato il voto del pubblico”. Infine nel dettaglio il Codacons spiega i motivi di questo ricorso: “È evidente che indurre i telespettatori a spendere soldi per il televoto lasciando loro intendere che possono determinare la classifica finale del Festival, e poi consentire ad altri soggetti di modificare totalmente il voto del pubblico, potrebbe realizzare la fattispecie in oggetto Senza contare che migliaia di italiani hanno anche scommesso sui vincitori di Sanremo attraverso i canali ufficiali, subendo un possibile danno economico”.