Napoli

“E' un atto di resistenza contro un sistema che, ormai, ha messo da parte il concetto di cultura”. A Nello Mascia servono meno di venti parole per inquadrare “Attori indipendenti”, la compagnia, o meglio il movimento, creato nel 2016 raccogliendo attori del teatro napoletano che condividono la stessa idea (il gruppo conta Nello Mascia, Cloris Brosca, Paola Cannatello, Rosaria De Cicco,Gianni Ferreri, Franco Iavarone, Massimo Masiello, Giovanni Mauriello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla e Francesco Paolantoni).

“La classe politica che ci ha governato da 30 anni a questa parte – racconta Mascia - costantemente ci ammonisce che la cultura è inutile e non la considera strumento di crescita civile e sociale. Ci vuole convincere che siamo inutili. Qualcuno di noi sta cominciando anche a credere che sia vero, altri, invece, hanno reagito”.

“Da 30 anni a questa parte – racconta Mascia - i finanziamenti pubblici per lo spettacolo sono stati decurtati del sessanta per cento. E' una cosa vergognosa e ha alle spalle un progetto ancor più delittuoso: la totale dismissione da parte della classe politica che ci governa dei finanziamenti per la cultura e gli spettacoli. Di fronte a questa tragica situazione invece di piangerci addosso abbiamo deciso di combattere questa guerra: da una parte noi che crediamo nella cultura e siamo sulle barricate, dall'altra parte il resto che non ci crede”.

Un nucleo forte di professionalità che nelle loro differenze hanno lo stesso sguardo. “Ci siamo scelti per questo – continua Mascia - ognuno di noi ha una storia da difendere e riconosce nel proprio compagno di avventura la propria storia e le ragioni poetiche della propria scelta di vita. Perché – rimarca - per fare gli attori bisogna essere poeti e ci siamo uniti per verificare se questo mestiere ha ancora un valore”.
Contro l'idea di un “teatro asserito alla politica” Mascia schiera gli “attori indipendenti” e accusa: “Nessuno di noi mai stato scritturato dal Mercadante, nonostante siamo attori di lungo corso, forse perché restiamo indipendenti da mode e lobby politiche e affaristiche. Questa è la nostra bandiera da sventolare con molto orgoglio. Non sono mai stato raccomandato da nessuno ne lo sono stai i miei compagni”.

“E' una lotta dura e non ci facciamo illusioni, non ci aspettiamo nulla. Il nostro unico obiettivo è fare spettacoli belli che è già un atto rivoluzionario di per sé. E poi fare spettacoli che costino poco, per restituire all'attore la centralità dell'evento creativo artistico che oggi si è persa completamente. E ancora vogliamo difendere la nostra capacità e tradizione attoriale così come ce l'hanno insegnata i nostri maestri e trasmetterla alle nuove generazioni”.
Spettacoli belli, sì. Ma Mascia anche in questo caso rompe con il sistema. “Spettacoli belli con pochi soldi”. E racconta: “Gli spettacoli che abbiamo messo in scena in un teatro stabile sarebbero costati molti, magari 800mila euro. Noi abbiamo realizzato “‘O vico («Il vicolo»)” di Viviani con soli 5mila euro e poi “L’Oro di Napoli” tratto dal romanzo di Giuseppe Marotta con 10 mila euro. Parliamo di uno spettacolo musicale con 17 attori”.

E sul ruolo dell'attore Mascia si sofferma: “Gli attori incidono sul budget di uno spettacolo nella parte più infima. Probabilmente il costo dell'attore è il 10 per cento e i soldi si spendono per altro”.
Ma il concetto di teatro “commerciale” lo fa “inorridire”. “Invece di abbinare al teatro il concetto di opera d'arte lo abbiamo abbinato alla merce. Il teatro è un'opera d'arte”.

Critico anche con il pubblico Nello Mascia che ne parla come una “nota dolente”. E' il risultato di 30anni della devastazione della cultura da parte della politica che ci ha governato. Il ventennio berlusconiano ha spazzato via tutta la base culturale. Un problema serio che dovrebbe essere affrontato da politici accorti. E invece non esiste più l'idea di teatro come assemblea civile. Occorre una formazione degli spettatori. Magari al posto di tutte le scuole di teatro che nascono come i funghi per spillare soldi a poveri illusi. E invece ciò che serve è un'attività di formazione del pubblico teatrale cominciando dalle basi e chiarendo qual è la ragione del teatro e perché deve essere difeso”.

Sul progetto Attori Indipendenti conclude: “E' un progetto a lungo termine. Occorre resistere ed essere su piazza costantemente e far capire le differenze”.