"Non sentiamoci assolti, siamo tutti coinvolti". La citazione dalla Canzone del Maggio di Fabrizio De Andrè diventa manifesto e guida in una storia che a distanza di tre anni è testimonianza di orrore ma anche manifesto della risposta forte all'indifferenza. La risposta di chi non vuole girare lo sguardo dall'altra parte e mandare in archivio la vicenda con l'orribile espressione "una di meno".
La storia di Esther Johnson, uccisa brutalmente a Benevento, è la storia di tutte le donne sfruttate sulle strade.
Contrastare questa tratta attraverso un cambiamento delle coscienze è la nuova sfida della Caritas diocesana. Abbandonare l'ipocrisia di non essere parte del problema e, secondo le indicazioni di Papa Francesco, immaginare un'altra soluzione.
“Sono davvero i trafficanti la causa principale della tratta? - si chiede il Pontefice riguardo al fenomeno - Io credo che la causa principale sia l’egoismo senza scrupoli di tante persone ipocrite del nostro mondo. Certo, arrestare i trafficanti è un dovere di giustizia. Ma la vera soluzione è la conversione dei cuori, il taglio della domanda per prosciugare il mercato”.
Si affida alle parole di Francesco don Maurizio Sperandeo, Direttore dell’Ufficio Diocesano per le“Comunicazioni Sociali” per introdurre la presentazione del progetto “Esther, per non dimenticare”.Un'iniziativa della Caritas diocesana finanziata attraverso i fondi dell’Otto per mille della Chiesa cattolica, interventi di carità e promozione umana, della Conferenza Episcopale Italiana.
Un progetto dedicato alla memoria di Esther Johnson, donna nigeriana proveniente da Castelvolturno, costretta a prostituirsi ed uccisa a Benevento nel giugno del 2016.
Lo ha ribadito Mariaelena Morelli, coordinatrice Sprar della Rete Caritas-Consorzio “Sale della Terra” che ha tracciato il quadro di un fenomeno terribile.
L'omicidio di Esther Johnson impose una riflessione comune coinvolgendo la società civile che si mobilitò in diverse iniziative di sensibilizzazione.
A distanza di oltre due anni quel lavoro sulle coscienze è ancora attivo, e trova forse il suo momento più impegnativo con questa iniziativa.
“Esther, per non dimenticare” vuole rendere Benevento una zona libera dal fenomeno della tratta delle schiave. Una zona “#TrattaFree”.
“Saremo sulla strada accanto a loro – spiega Angelo Moretti, direttore generale Consorzio “Sale della Terra” che è ente attuatore dell'iniziativa -. Dopo l'omicidio di Esther si era parlato di prostituzione quasi come un problema di decoro urbano, in realtà è un problema di degrado della civiltà. E dunque saremo in strada per spiegare cosa significa essere vittime di una tratta. Capita non solo per le prostitute ma, ad esempio, anche per i braccianti agricoli sottopagati e sfruttati. Gireremo con un'unità mobile ma faremo anche molta animazione culturale per lavorare sulla riduzione della domanda parlando ai quartieri”.
E il progetto, infatti, prevede un camper dotato di spazio medico. Non solo un numero verde per denunciare casi e la creazione di uno sportello di ascolto.
Si guarderà al coinvolgimento dei rioni con momenti di sensibilizzazione anche attraverso laboratori teatrali che saranno curati dalla Solot, compagnia stabile di Benevento.
“E' un problema più grande di noi ma ognuno di noi deve mettere in campo tutte le risorse possibili per contrastarlo – spiega l'arcivescovo Felice Accrocca -. Un'offerta esiste se c'è una domanda e qui bisogna agire sopratutto su “i clienti”. Lavorare a questo non è semplice ma occorre considerarlo e provare a cambiare le cose”.