Ha sofferto per ore Giuseppe, massacrato di botte a sei anni dal compagno di sua madre per aver rotto un mobile. E non sarebbe stata la prima volta che Tony gli metteva le mani addosso. La Procura ora indaga sulla madre.
La donna ha confermato agli inquirenti le violenze commesse dal convivente, ma avrebbe riferito di non averle denunciate, forse per paura. È su questa circostanza decisiva che la Procura vuole vederci chiaro e non è improbabile che la donna possa essere iscritta nel registro degli indagati per non aver fatto nulla per impedire il pestaggio.
Intanto, emergono nuovi particolari, come quello di un insegnante che avrebbe sostenuto di aver visto il piccino con lividi e un occhio nero. La mamma Valentina C. avrebbe preferito trasferire il figlio da Cardito, da quella scuola, ad una scuola elementare di Crispano.
Si terrà invece domani, nel carcere di Poggioreale, l'udienza di convalida del fermo di Tony, fermato l'altra notte perché indiziato di omicidio aggravato e tentato omicidio. «Si è reso conto della gravità dell'accaduto, è scosso e mi ha detto che lui voleva bene al bimbo», riferisce l'avvocato difensore, Michele Coronella, del foro di Santa Maria Capua Vetere.
La versione di Tony, però, è al vaglio della Procura di Napoli Nord: gli inquirenti sono infatti convinti che l'uomo abbia rotto il manico della scopa trasformandolo in una mazza, accanendosi poi sui bimbi in un accesso di violenza. Saranno l'autopsia sul corpo del piccolo di sei anni e la testimonianza, molto attesa, della sorellina di 8 anni, tuttora ricoverata all' ospedale pediatrico Santobono di Napoli, a stabilire l'attendibilità del racconto del 24enne.
Ad inchiodare l’orco è stata proprio la piccola noemi Noemi, la sorellina del bambino ucciso brutalmente a Cardito, in quella casa che da tempo era diventata il loro inferno. Anche la piccina ha il volto pieno di ferite ed ecchimosi, i segni della violenza di quell’uomo di 24 anni che solo dopo cinque ore di interrogatorio, incalzato dalle domande del pm è crollato. «Li ho picchiati perché davano fastidio, rompevano tutto». Questo sarebbe il movente del barbaro omicidio di Giuseppe. Lo hanno trovato adagiato sul divano, la sorellina pensava dormisse.
Noemi, ricoverata ancora in neurochiurgia del Santobono, ormai fuori pericolo, porta addosso il racconto di quell’inferno. Una punizione che è durata dal sabato sera fino al primo pomeriggio di domenica, come ha raccontato ai medici.
Il Pm ha disposto il fermo per omicidio volontario aggravato e per tentato omicidio. Intanto per le piccine è scattata la macchina della solidarietà. Una famiglia di Massa Lubrense, paese di origine della madre, si è detta disponibile a chiedere l’affido delle piccole di sette e quattro anni miracolosamente sopravvissute alla tragedia