“Strumenti di comunicazione che possiamo chiamare multimediali e che la chiesa ha inventato ante litteram come la riproduzione di un famoso rotolo dell'Exultet, che aiutava i fedeli, che non comprendevano il canto in latino, a seguire attraverso le figure. E poi le immagini che riempivano le chiese e servivano come libri per chi non sapeva leggere”.
L'Arcivescovo di Benevento Felice Accrocca presenta così l'esposizione Scritture In-Colte inaugurata stasera nel Museo diocesano dell’Arcidiocesi di Benevento.
“Tutto quello che si può vedere qui – continua Accrocca – è contributo alla divulgazione del patrimonio di Benevento che, nel suo patrimonio, può trovare una risorsa e una risurrezione economica. Un tesoro che può diventare volano di sviluppo”.
Ed il tema della comunicazione nella Chiesa beneventana durante i secoli VIII-XIV è al centro dell'esposizione Scritture In-Colte, una delle quindici mostre del progetto dell’Associazione Italia Langobardorum, di cui il Comune di Benevento è parte attiva, e che s’intitola “Longobardi in Vetrina”.
Proprio dell'Associazione Italia Langobardorum parla il sindaco Clemente Mastella: “Purtroppo, quando mi sono insediato, il Comune di Benevento partecipava scarsamente alle attività dell'associazione. Per questo biennio, invece, è alla vicepresidenza e ci impegniamo per garantire maggiore attenzione al progetto”.
Il sindaco, poi, richiama l'attenzione sulla struttura che copre l'antica Basilica di San Bartolomeo in piazza Orsini rivolgendo un appello all'Arcivescovo: “Cerchiamo di collaborare per risistemarla e dare una veste più dignitosa a questa struttura che oggi appare un rudere”.
Ad illustrare il progetto, nell’allestimento museale degli architetti Pasquale Palmieri, referente tecnico per Italia Langobardorum, e Riccardo D’Uva di Arguzia S.r.l., il Responsabile dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali Don Mario Iadanza.
“La mostra di stasera è frutto della collaborazione tra il Museo diocesano dell’Arcidiocesi di Benevento con la Biblioteca Capitolare di proprietà del Capitolo Metropolitano “Santa Maria Assunta”. In esposizioni diverse particolarità tra cui quattro manoscritti in scrittura beneventana”.
A partire dal secolo VII, infatti, sempre più lo scrivere e il leggere furono elemento strutturale e organico dell’universo monastico ed ecclesiastico e l’attività legata alla produzione dei manoscritti via via si concentrò negli scriptoria sorti all’interno di istituzioni religiose.
La scrittura beneventana, strumento per sapienti, nata nella seconda metà del secolo VIII, allorquando il ducato di Benevento era governato da Arechi II (758-787), anni in cui fu edificato il monastero di Santa Sofia, è posta in relazione con altri apparati iconografici destinati anche agli incolti. La mostra propone anche il minuscolo sarcofago in legno capsella-reliquiario, rivestito di lamine di bronzo dorato lavorate a sbalzo con un complesso ciclo iconografico, la cassetta-reliquiario di san Bartolomeo e le foto delle formelle della porta di bronzo della cattedrale di Benevento, magistralmente fotografate dopo il rovinoso bombardamento del 1943 e prima del restauro.
“Un progetto che propone la diffusione della conoscenza della cultura longobarda attraverso la valorizzazione delle realtà museali presenti nei sette singoli complessi monumentali, parte integrante del sito Unesco – ha aggiunto l'assessore alla Cultura Rossella Del Prete, ricordando anche che – l'intera mostra con il catalogo virtuale e cartaceo sarà presentata a Roma il prossimo 29 gennaio”.
“Un'esposizione che ci inorgoglisce – ha concluso – anche perchè ci permette di ammirare la presenza di strumenti di indiscutibile valore e tutti beneventani: i codici di canto e scrittura beneventana. Un progetto per il quale abbiamo già molte richieste di visita da parte delle scolaresche”.