“I giudici molto spesso non vengono valutati per le indagini che fanno e per le sentenze che scrivono, quanto per meriti di altra natura: incarichi, vuoto protagonismo, visibilità ricercata, falso presenzialismo. Di questo soffrono quei magistrati che tutti i giorni indossano la toga, che vanno in udienza, punto e basta. Quelli che esercitano laicamente la loro funzione soffrono questo carrierismo sfrenato, la ricerca di titoli di varia natura che nulla hanno a che vedere con la funzione giudiziaria". A sostenerlo, questa mattina, il procuratore generale presso la Corte di Appello di Salerno Leonida Primicerio nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario.
Il vecchio Palazzo di Giustizia, per l’ultima volta, ha fatto da cornice alla cerimonia che ha visto la presenza dell’intera classe forense compatta. Tra il pubblico, oltre, alle autorità militari vi erano i parlamentari Tino Iannuzzi, Gigi Casciello, Piero De Luca, Franco Castiello, Enzo Fasano, Nicola Provenza, Federico Conte, il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli.
Secondo il procuratore generale Primicerio "il pericolo che avverto, al di là dei numeri e delle statistiche, è che si stia affermando sempre più all'interno dell'esercizio delle nostre funzioni, una cultura burocratica in cui l'uomo è un fascicolo, il fascicolo è una pratica che deve essere smaltita. Stiamo assistendo a una deriva burocratica della giustizia a un vero fenomeno di disumanizzazione. Occorre resistere. Occorre che la giurisdizione recuperi la sua stessa ragion d'essere e che ponga al centro delle proprie riflessioni sempre la centralità del processo e di una decisione che deve essere giusta. Perché la risposta che si rende al cittadino è l'obiettivo primario di questo servizio", le sue parole.
Come da prassi ad aprire l’anno giudiziario è stato il presidente della Corte di Appello di Salerno, Iside Russo, la quale nel suo intervento ha focalizzato l’attenzione soprattutto sulla cittadella giudiziaria e i migranti. “E’ noto - ha sottolineato il presidente Russo - che il tema dell'immigrazione è al centro di un ampio dibattito non solo nazionale e non solo europeo e, sul quale, si registrano sensibilità diverse. Nel rispetto, ovviamente, di ogni opinione culturale e politica, alla luce dei parametri costituzionali e sovranazionali che definiscono l'intervento della giurisdizione, resta fermo che il ruolo del giudice è quello di garante dei diritti, il cui catalogo non è confinato nell'ordinamento nazionale ma articolato all'interno dei molteplici livelli di tutela che caratterizzano il sistema europeo”.
Nell’ultimo triennio le due sezioni civili hanno ridotto il carico pendente del 12%, mentre nel penale l’eliminazione delle pendenze raggiunge il 35%. E ciò nonostante i pensionamenti ed il numero praticamente inalterato di magistrati. In crescita, invece gli omicidi. Nel dare il via alla relazione Iside Russo ha voluto ricordare l’ex procuratore generale Lucio Di Pietro (scomparso qualche tempo fa). Un saluto anche al procuratore uscente Corrado Lembo presente in sala.
Pina Ferro