Napoli

Al San Giovanni Bosco cominciano i lavori di bonifica. Mentre i magistrati della procura napoletana cercano di capire se le formiche e gli allagamenti al siano frutto di un sabotaggio, un altro giallo ci tiene impegnati in queste ore: quello che riguarda i soldi per la ristrutturazione dell'ospedale.

La Regione Campania afferma di aver chiesto 7 milioni e 800mila euro per il plesso della Doganella. Il Ministro della Salute Giulia Grillo non conferma e anzi attacca: l'Asl non ha chiesto un euro. Chi dice la verità?

La questione non è da poco, perché da questi fondi dipende un'intera struttura ospedaliera e la salute di migliaia di cittadini che ad essa si rivolgono ogni giorno con fiducia per curarsi.

Il plesso dell'Asl Napoli 1 è secondo solo al Cardarelli per numero di accessi e ricoveri. È stato costruito nel 1974 ma da allora non ha mai subito interventi strutturali. E si vede. Dentro e fuori, mostra tutti i segni del logorio e del degrado. Sulla qualità dell'assistenza i cittadini sono divisi: ma sono in tanti quelli che dichiarano di aver avuto esperienze positive, ci sono figure professionali di altissimo rilievo, medici e operatori capaci di assicurare un'adeguata risposta alla domanda di salute che viene dal territorio. C'è chi invece lamenta gravissime carenze, tempi di attesa troppo lunghi per visite e interventi, assistenza post operatoria quasi assente. Insomma niente di nuovo, quello che accade in quasi tutte le strutture ospadeliere del Mezzogiorno.

Tutti però sono d'accordo su un punto. L'ospedale avrebbe bisogno di un poderoso intervento di manutenzione e ristrutturazione, oltre che di una profonda e accurata bonifica.

Lo sa bene anche il manager dell'Asl Mario Forlenza, ma prima di tutti lo sa benissimo il presidente della Regione Vincenzo De Luca che ha firmato il piano di investimenti per l'edilizia sanitaria in Campania.

L'investimento previsto è di 1 miliardo e 83 milioni di euro. Il riparto fissa ad un 1 miliardo e 29 milioni la quota costituita da fondi dello Stato, con il co-finanziamento regionale del 5% per 54 milioni, mentre una quota del 24% pari a 267 milioni è riservata alle tecnologie che sostituiranno le apparecchiature obsolete.

Il piano è stato presentato per le necessarie valutazioni al Ministero della Salute, di cui è titolare Giulia Grillo. Una volta superato l’esame ministeriale, dovrebbe entrare nella corsia d’attuazione per gli interventi.

Sarebbe un bel colpo per Vincenzo De Luca. A dispetto della norma voluta dai 5 stelle che gli ha strappato la podestà sulla sanità in Campania, il presidente coltivava legittimamente la speranza di potersi giocare questo risultato ai fini elettorali, in vista della sfida del 2020, insieme al Piano ospedaliero e le 4mila nuove assunzioni. Inoltre erano 18 anni che non si faceva un piano di edilizia sanitaria in Campania. In tutto sono 64 gli interventi programmati sul territorio regionale.

420 milioni di euro è la quota destinata alle strutture sanitarie della provincia di Napoli. 91 milioni riservati all'Asl Napoli 1, così divisi:

17 milioni per il Presidio degli Incurabili dove si prevede la realizzazione di un nuovo blocco tecnologico/area ricoveri e di un collegamento con l’edificio esistente con annesso adeguamento funzionale e tecnologico;

74 milioni per Via Caduti di Nassiriya per la realizzazione del nuovo Ospedale della zona occidentale di Napoli.

Tutto qui. Dal piano si evince solo questo. Il San Giovanni Bosco non compare tra questi interventi di edilizia sanitaria.

E allora, da dove arrivano i 7,8 milioni di euro che l'Asl afferma di aver richiesto per la ristrutturazione del plesso?

A chiarire la questione ci ha pensato il direttore generale Mario Forlenza che in risposta alle dichiarazioni del ministro Grillo precisa:

“Per il completamento della III fase dell'art. 20 legge 67/88, al momento in fase di istruttoria da parte del Ministero della Salute, l'Asl ha presentato nell'aprile scorso una richiesta in Regione per 7,8 milioni di euro per la quale però essendo stata evidenziata la mancanza di certificazione di vulnerabilità sismica, come richiesto dal Ministero, la prarica è al palo. Il paradosso – continua Forlenza – è che al fine di poter effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica degli ospedali dell'Asl Napoli 1 centro e di altre Asl e Aziende ospedaliere, la Regione Campania ha presentato una richiesta al Ministero della Salute di 15 milioni di euro per le quali si è in attesa di finanziamento. Dunque nessuna omissione – sottolinea Forlenza – la richiesta di fondi c'è stata. Spetta al Ministero sbloccare la situazione”.

Tutto chiaro? Quasi. In sostanza il ministero, per stanziare i soldi (7,8 mln) chiede un certificato che l'Asl Na 1 non può fornire perché a sua volta l'azienda sanitaria aveva chiesto i soldi per procedere alle verifiche di vulnerabilità sismica, e anche quei fondi (15 milioni) sono bloccati.

Una paradossale matrioska burocratica, dietro la quale si nasconde un tentativo, forse un po' grossolano, di mettere in difficoltà la Regione Campania.

Secondo il presidente De Luca “al ministero si sono inventati la certificazione della vulnerabilità sismica necessaria prima di approvare il piano perché non hanno soldi. Questa è la verità ha detto il Governatore che ha aggiunto: dovrei fare la vulnerabilità degli edifici pur avendo gli uffici tecnici sguarniti per il blocco turn over? E non era meglio dare il via ai lavori e metterci dentro anche il rischio sismico?”

Secondo il ragionamento di De Luca il Ministero avrebbe deliberatamente posto l'ostacolo del certificato di vulnerabilità sismica perché in realtà non ci sarebbero fondi disponibili da destinare all'ospedale napoletano. Ammettere questo significherebbe ammettere una responsabilità che il ministro dei Cinque Stelle non è certo disposta ad assumersi. Più facile scaricare sulla Regione Campania tutte le colpe di una situazione grottesca quanto drammatica.

Drammatica perché stiamo parlando della salute dei cittadini. Perché sulla pelle dei pazienti napoletani si sta giocando una torbida partita tra il Governo e la Regione Campania. E mentre tutti giocano a guadagnare posizioni nella hit parade del gradimento, formiche, scarafaggi allagamenti e crolli mettono a rischio l'assistenza sanitaria. Verrebbe da dire che la salute non è merce di scambio, ma soprattutto non è arma politica, anche se tutto dimostra il contrario.