Movimentazione di masse volumetricamente significative a seguito di una frattura a monte della frana, potrebbero anche a causa delle ultime nevicate e abbondanti piogge spingere verso il basso fino a provocare danneggiamenti irreversibili.
A denunciarlo è ancora una volta il sindaco di Montaguto Marcello Zecchino, che ha scritto una nuova lettera urgente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dipartimento Protezione Civile, Regione Campania, Prefettura di Avellino, Rete Ferroviaria Italiana e Anas segnalando una concreta e documentata riattivazione della Frana di Montaguto.
L'evoluzione del fenomeno di riattivazione – scrive Zecchino ha provocato danneggiamenti irreversibili su parte delle opere di drenaggio realizzate, relative alle acque superficiali e profonde della zona alta di frana e del Lago Maggiore.
Parte dei canali sono ostruiti a causa del deflusso delle acque superficiali che hanno dato luogo alla formazione di diverse zone di accumulo. La mancata realizzazione di interventi strutturali, che erano stati previsti e finanziati oltre a causare ulteriori danni alle opere della parte alta e medio alta della frana – avverte Zecchino - potrebbe dare origine a situazioni di pericolo nella parte bassa della frana, riportando il fenomeno, a riprendere le caratteristiche di "emergenza nazionale". Un mostro dunque che non dorme affatto. L’ex Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, lo aveva ribadito in più di un’occasione insieme al suo braccio destro Nicola Dell’Acqua. Guai abbassare la guardia sulla frana di Montaguto. La manutenzione dovrà essere costante negli anni altrimenti l’incubo potrebbe nuovamente riaffacciarsi.
Una situazione da non sottovalutare secondo l’esperto Francesco Maria Guadagno, le cui cause sarebbero da attribuire alla mancanza di manutenzione.
La frana di Montaguto che divise in due l’Italia, è considerata la più grande d’Europa e in quest’angolo dell’Irpinia alle porte della vicina Puglia, lo Stato ha vinto, grazie all’arrivo dell’esercito e della protezione civile spazzando via la Camorra, che si accingeva a mettere le mani sull’affare lavori. Una storia infinita cominciata già alla fine del 2005. Ma già nel 1956 era stata segnalata per la prima volta a monte di Montaguto senza però mai destare particolari preoccupazioni perché scivolava lungo un tratto di terreno incolto.
Alcune fasi significative ricostruite insieme a Michele Pilla. Il 26 aprile 2006 la frana invade definitivamente la statale 90 delle Puglie e si affaccia prepotentemente alla ribalta regionale e nazionale. Il 12 maggio 2006 Silvio Berlusconi dichiara lo stato di emergenza. Nello stesso mese la popolazione si mobilita, soprattutto quella della confinante Puglia. Il 13 luglio 2006 Romano Prodi conferma lo stato di emergenza e contemporaneamente il Governo stanzia due milioni e mezzo di euro. La gestione dell’emergenza viene affidata al Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino. Il 6 febbraio 2007 l’Anas annuncia che l’unica soluzione è passare con un tunnel sotto il livello di scivolamento della frana. E’ il 10 marzo 2010 quando avviene il blocco della ferrovia. I binari vengono smontati per evitare che la pressione esercitata dalla frana potesse creare maggiori problemi alla massicciata ferroviaria. I passeggeri in transito sulla tratta Lecce – Roma vengono fatti scendere a Foggia e portati in pullman a Benevento, attraverso percorsi tortuosi. Danni pari a 620.000 euro a settimana per Ferrovie dello Stato a causa dell’interruzione che non è imputabile a loro responsabilità. Il 10 luglio 2010 viene finalmente riaperta la statale 90 delle Puglie.