Torrioni

Cresce solo l’odio. Aumenta l’afflusso di immigrati irregolari. Risultato? Più povertà. Lo dicono i sindaci dei quattro Sprar in Irpinia, che hanno bocciato, senza se e senza ma, il decreto Salvini sul tema della sicurezza e dei migranti. “Come sindaci impegnati sul fronte dell’accoglienza e della integrazione di comunità mediante SPRAR, abbiamo in più riprese espresso netta contrarietà rispetto al decreto Salvini - avevano scritto in una nota stampa -. Penalizzando i modelli positivi di integrazione e rendendo di fatto impossibile regolarizzare le posizioni dei migranti, cui è già stato riconosciuto lo status di rifugiati più che sicurezza si produce illegalità. Siamo per questo dalla parte dei sindaci come Orlando, De Magistris e tanti altri che hanno espresso netta contrarietà rispetto al decreto. Confidiamo nell’iniziativa dell’ANCI e proveremo a fare la nostra parte per dare sostanza alla nostra presa di posizione”. Così Angelina Spinelli – Sindaco di Santa Paolina, Giuseppe Lombardi – Sindaco di Petruro Irpino, Virgilio Donnarumma – Sindaco di Torrioni e Roberto Del Grosso – Sindaco di Roccabascerana

L'Irpinia dell'accoglienza

Benvenuti nell’Irpinia dell’accoglienza che dice no all’intransigenza. I sindaci riuniti sono quattro, ma potrebbero essere anche di più. Questa è la storia di una Italia che cambia pelle e mostra tutte le sue fragilità nel cercare di trovare soluzione al disagio che cresce a dismisura, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Questa è la storia di un esercito di sindaci di piccoli e grandi comuni, che dell’arrivo dei migranti sono riusciti a trovare risorsa, individuando quelle che possono essere le soluzioni utili. L’ultimo di una lunga serie è quello di Molinara, provincia di Benevento, che si dice pronto ad accogliere gli immigrati. Storie di piccole comunità, che contro ogni archetipo  stanno insegnando la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione. Questa, infatti, è la storia dell’integrazione che funziona. Concetto su cui riflettere. Quattro i sindaci che, nei fatti , si sono alleati con de Magistris nel no al decreto Salvini.

Altri esempi di Sprar ci sono a Sant’Angelo dei Lombardi, Conza della Campania, BIsaccia. Dalla restrizione dei permessi di soggiorno umanitari ai centri Sprar. Il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini, consta di diverse parti che si occupano di diverse questioni che, secondo il Viminale, generano insicurezza.

 “A Torrioni – ha dichiarato il sindaco Virgilio Donnarumma – pur non essendo tra i primi ad aver intrapreso questa forma di accoglienza, pensiamo di essere tra quelli che hanno sposato con convinzione l’iniziativa, operando attivamente sul territorio per l’integrazione e la partecipazione dei migranti alla vita sociale. Discorso che molte volte si allarga anche ai comuni limitrofi”.

DIfendere il modello Sprar

Non basta garantire vitto e alloggio, ci vogliono assistenza e mediazione culturale secondo il primo cittadino che, dopo un’attenta valutazione del problema rappresentato dalla presenza dei migranti sul territorio, ne ha ricavato esempio di convivenza e civiltà. “Il nostro è un progetto completo – ha spiegato il primo cittadino – nel quale rientrano una serie di iniziative che impegnano i ragazzi in attività di formazione per il lavoro ed eventi culturali. Che non bada, insomma, alla sola quotidianità nel periodo in cui restano presso la struttura, ma ruota intorno alle attività che permettono loro di avere una vita che vita sia degna di essere chiamata. Fa molto male a tutti vedere queste persone arrivare sul territorio per “pascolare” senza alcun obiettivo e necessità”.

La nuova normativa limita fortemente la possibilità per le amministrazioni comunali di dare una risposta sociale diffusa sul territorio. Per questo i sindaci sono preoccupati. Oggi, attraverso il sistema Sprar, i richiedenti asilo in attesa di risposta vengono avviati in questi piccoli centri dove trovano accoglienza, seguono corsi, svolgono attività utili e vengono avviati al lavoro. Tutto questo finirà.

Negli Sprar potrà essere accolto solo chi ha già la protezione internazionale (perché viene da Paesi per i quali è automaticamente riconosciuta) e i minori non accompagnati. Tutti gli altri, fuori. Dove? Nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) o nei Cara dove, notoriamente, i migranti stanno tutto il giorno a non far nulla e dove sono facile preda delle malavità organizzata. Depotenziare gli Sprar, secondo i sindaci "disobbedienti" significa proprio buttare nelle città una bomba sociale che, finora, veniva abbastanza controllata.

I sindaci chiedono modifiche

Gli stessi concittadini di Donnarumma all’inizio non avevano accolto in modo positivo il progetto. Molto spesso sono i preconcetti a rendere difficile un percorso di vera accoglienza e integrazione reale. Insomma, secondo Donnarumma non trovare una soluzione rischia di alimentare solo le sacche di illegalità e sommerso. Per questo il suo comune, la sua comunità ha deciso di seguire il percorso dello Sistemi di Protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati. Troppo spesso gli immigrati rischiano di diventare manovalanza del lavoro nero e crimine organizzato. «Lo Sprar a Torrioni è nato proprio perché il flusso dei migranti stava diventando un problema di grosse dimensioni. L’ente pubblico locale supportato dalle Prefetture, dal Ministero dell’Interno ha dimostrato di funzionare bene superando le fasi di crisi acuta, che hanno attraversato le comunità.

«Ci sono operatori che collaborano e con i ragazzi che, impegnati sul territorio, che hanno avuto modo di farsi conoscere. Insomma, credo che nei comuni come il mio si sia realizzato un vero scambio culturale - precisa Donnarumma ».

 Sindaco Donnarumma, qual è la sua posizione rispetto al decreto e alla svolta Salvini sul tema dell’accoglienza?

Il paese che amministro è un piccolo paese. Una comunità da sempre  raccolta nei suoi ritmi semplici. Si è presentato anni addietro il problema, ho dovuto dare una risposta. Credo di aver rintracciato la soluzione più efficace. La presenza degli immigrati sul territorio rappresentava un disagio, sia per gli stessi immigrati come anche per i miei compaesani. Oziavano, giravano in paese senza avere obiettivo o meta. Venivano visti di cattivo occhio dagli abitanti. Loro stessi conducevano una vita lenta e senza interesse alcuno.

E poi?

Si trattava di un problema non facile da affrontare. Ho puntato su questi centri, in cui queste persone non dovessero solo mangiare e vestire, ma iniziassero a conoscere e vivere il territorio. Siamo arrivati ad ottenere l’inserimento sociale. Hanno imparato l’italiano e svolgono mansioni, piccoli lavori che fanno bene a loro e alla nostra collettività.

Insomma sindaco, si tratta di un problema che se interpretato e affrontato nella giusta maniera può trasformarsi in una risorsa?

Noi ospitiamo 15 stranieri, con loro lavorano circa 10 italiani tra vigilantes e altro.

Insomma, il territorio non accoglie supinamente, ma sviluppa risorse.

Sindaco lei si sente un ribelle?

Assolutamente no. Non sono un ribelle, anzi. Sono fin troppo inquadrato nel rispetto della nostra Costituzione e nel risolvere i problemi che ogni sindaco si trova ad affrontare. Verdere queste persone smarrite per strada non è un bene per loro come per noi.

Ora cosa si deve fare?

Bisogna studiare bene. Non dobbiamo creare delle strutture chiuse. L’esempio degli Sprar resta esempio virtuoso. Non si può chiudere una pagina, senza avere una alternativa quantomeno altrettanto valida.Siamo piccoli paesi coloro e per avere piccole risorse abbiamo lottato lungamente. Si deve prendere coscienza della questione, per trovare una intesa, che vada nell’interesse di tutti.