Alla fine li hanno presi. I responsabili dei falò contro i pentiti, fantocci impiccati e dati alle fiamme il sette dicembre (la tradizione li vuole in onore della Madonna) scorso nel rione Savorito, sono stati identificati: la Distrettuale adesso ha tre nomi, uno dei quali è minorenne. Non sono tutti. Ad appendere lenzuolo e fantoccio, in cima la catasta di legna da ardere, sono saliti almeno in cinque.
Sono i risultati dell’operazione ad “alto impatto” che ha rappresentato la risposta dello Stato alla sfida lanciata dal clan D’Alessandro a Castellammare di Stabia. Centinaia di agenti di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale hanno circondato rione Savorito rivoltandolo come un calzino. Nel mirino c’erano quelli dei falò ma anche il ripristino della legalità in una zona che assomiglia sempre più alla Scampia di Gomorra, dove chi abita nelle palazzine popolari non paga le tasse e ruba acqua ed energia elettrica impunemente. Le forze dell’ordine hanno trovato droga, denunciato spacciatori e ladri di energia elettrica.
I falò sono stati la risposta, una sfida dei clan, all’operazione “Olimpo” dell’Antimafia, con cui sono stati messi alle corde i clan locali dei D’Alessandro, Afeltra, Di Martino e Cesarano. Operazione che aveva portato all’arresto anche di un importante imprenditore stabiese, Adolfo Greco, ritenuto dagli investigatori le4gato a filo doppio con clan e esercenti locali, per l’imposizione del pizzo.
L’operazione Olimpo ha impiegato anni di intercettazioni per ricostruire le trame del sistema di potere della criminalità locale. Un sistema che ha messo a suo servizio tutti i settori della vita civile, politica compresa, imponendo le proprie imprese e tangenti del 3% sulle opere edili e sul commercio.