In una lettera, infatti, Cimmino ha spiegato a Salvini quanto accaduto nella notte dell'Immacolata, ricorrenza molto sentita nel comune che amministra, Castellammare: “Uno striscione intimidatorio e un manichino sono stati appesi e dati alle fiamme insieme a una catasta di legno”. Lo striscione riportava uno slogan inquietante “Così devono morire i pentiti, bruciati” e il manichino chiaramente rappresentava la figura del collaboratore di giustizia. Non solo: l'utilizzo del falò per far passare il messaggio è un ulteriore simbolo. Proprio il sindaco aveva emanato un'ordinanza che vietava i falò e dunque nella sua lettera Cimmino spiega a Salvini: “Quel falò è stato acceso in spregio all'ordinanza da me emanata: una sfida allo Stato che si è materializzata sotto gli occhi dei residenti del quartiere. Questa amministrazione si sta battendo per dare un'impronta di legalità alla città, ma dinanzi a simili accadimenti ci accorgiamo che, anche in ragione della carenza di personale nell'organico della Polizia municipale, da soli non possiamo farcela”. E dunque, serve una presenza più massiccia dello Stato. E' questa la richiesta di Cimmino a Salvini: “Chiedo venga incrementato l'impiego sul territorio del Reparto anticrimine della Polizia di Stato e della Cio dei Carabinieri in modo che la gente perbene possa sentirsi al sicuro nella propria città, terra di lavoro e di straordinarie risorse naturali e culturali”. E poi l'invito a Salvini a visitare il Comune stabiese: “Città le cui eccellenze non meritano di essere oscurate da simili scempi. Conoscendo la sua grande attenzione su tematiche così importanti sono certo che saprà dare la giusta risposta a quanto descritto”.
Marcia anticamorra deserta, il sindaco chiede aiuto a Salvini
Dopo falò anti pentiti e marcia per legalità ignorata il sindaco di Castellammare chiama Salvini
Redazione Ottopagine