«Diciamo no all'arrivo dei profughi poiché Moschiano non è preparata ad accoglierli. E comunque la struttura che dovrebbe ospitarli è a norma, tanto meno la strada verso la Carità che è inagibile da ben sei anni». Con il suo intervento Antonio Mazzocca, consigliere di minoranza al Comune di Moschiano, non solo si schiera apertamente dalla parte delle donne che l'altro giorno protestarono in Municipio, ma rivela anche alcuni particolari della vicenda sinora sconosciuti, che molto probabilmente hanno indotto l'Asl di Avellino a rigettare (per ora) l'istanza del proprietario dell'ex ristorante in località Carità, come rivelato ad Ottochannel 696 e a Ottopagine dal sindaco di Moschiano.
Paese troppo piccolo per 40 immigrati. «Mi sento di parlare anche a nome degli altri colleghi di opposizione. Non siamo d'accordo con l'ipotesi dell'arrivo in paese di circa 40 immigrati. Ci opponiamo all'iniziativa non per essere razzisti, ma semplicemente perché riteniamo la nostra comunità inadatta ad ospitare i rifiugiati politici», puntualizza Antonio Mazzocca. «Il nostro è un piccolo paese, con le sue abitudini e tradizioni. L'arrivo degli immigrati potrebbe mettere a rischio gli equilibri cittadini. Per non parlare dei problemi di ordine pubblico, come quelli che si sono avuti già l'altra mattina in occasione della protesta in Municipio», aggiunge il consigliere di minoranza.
Struttura e strada inagibili. «Ha fatto bene l'Asl a rigettare l'istanza poiché sia l'ex ristorante che la strada che collega il centro abitato di Moschiano alla Carità sono inagibili - prosegue Mazzocca - Per quanto riguarda il tracciato viario, stiamo parlando di un percorso chiuso al traffico da ben sei anni poiché all'altezza di un ponte si è verificata una frana. Parte dell'asfalto è venuto giù creando ad un lato della carreggiata un precipizio di oltre 400 metri. Una strada dunque sulla quale non si potrebbe transitare nè a piedi nè in auto. Per quel che concerne l'immobile, invece, mi risulta che l'ex ristorante della Carità sia in parte abusivo. Una situazione che dovrebbe essere innanzitutto sanata a livello di ufficio tecnico comunale. Per non parlare dell'assenza di tanti altri requisiti tecnici, come la prevenzione antincendio, la sicurezza, la potabilità delle acque, l'organizzazione della struttura stessa. I profughi, pertanto, verrebbero sistemati in una struttura inadeguata anche sotto il profilo umano».
Rocco Fatibene