Monteforte Irpino

 

di Simonetta Ieppariello

Strage di Acqualonga una nuova udienza nel processo questa mattina in Tribunale ad Avellino, aspettando la sentenza prevista a pochi giorni dal prossimo Natale. Questa mattina era la volta della difesa degli imputati della motorizzazione civile di Napoli. Il penalista Massimo Preziosi che difende la funzionaria della Motorizzazione Antonietta Ceriola ha esposto alla corte il motivo per il quale la sua assistita va assolta. 

Secondo il penalista la dottoressa Ceriola il 26 marzo non ha potuto inserire l’esito delle revisioni in quanto come dimostrato nel corso del processo, non era in sede a quell’ora specifica, mentre Vittorio Saulino, l’altro dirigente sotto accusa, lo era e la sua firma  era autentica. Ciò significa che o le credenziali le sono state sottratte o carpite. Dunque, per il penalista la responsabilità sulla revisioni è soltanto di Vittorio Saulino.

Ma non solo Preziosi punta il dito anche contro Lametta, l’autista del pullman e dice: «Se si fosse fermato dopo tunnel, come fanno in molti, forse riusciva frenare, invece Lametta imperterrito procedeva senza controllo».  L’udienza è stata rinviata al prossimo 7 dicembre, giorno in cui dovrà discutere la difesa dell’altro imputato della motorizzazione. 

Intanto monta la rabbia dei parenti delle 40 vittime che hanno deciso di non prender più parte alle udienze fino al 21 dicembre, giorno in cui è prevista la sentenza. 

Insomma la fine del processo non è così lontana. Le famiglie delle vittime sperano di avere giustizia per l’incidente, consumatosi il 28 luglio del 2013 lungo l’A16 sul viadotto Acqualonga di Monteforte Irpino. Uno schianto costato la vita a 40 persone. Il verdetto potrebbe arrivare quattro giorni prima di Natale.

Durante le scorse udienze sono stati chiesti 10 anni di reclusione per i vertici di Autostrade. Il pm Rosario Cantelmo ha ricordato vicende umane che hanno suscitato grande emozione, prima di concludere con la richiesta di 10 anni per Giovanni Castellucci, attuale amministratore delegato di Autostrade per l’Italia e altri undici dirigenti e dipendenti della società, accusati di “sciatteria” e “negligenza”. Il pubblico ministero Cecilia Annecchini ha chiesto, inoltre, 12 anni per Gennaro Lametta, il proprietario dell’autobus; 9 anni per Antonietta Ceriola, ex funzionaria della Motorizzazione civile di Napoli e 6 anni per il suo collega Vittorio Saulino. Alla guida del pullman c’era Ciro Lametta, fratello dell’imputato. Anche il conducente perse la vita nell’incidente. Le accuse ipotizzate per 13 imputati sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni. Per Ceriola e Saulino il capo di imputazione è di falso in atto pubblico.