Amministrare è come dirigere un’orchestra, è necessario non solo saper leggere le note sul pentagramma ma far si che ogni strumento non suoni come se fosse solo ma che si armonizzi con il suono degli altri.
Da qualche decennio le orchestre dei politici non danno più un accostamento di suoni gradevoli ma generano una assoluta cacofonia.
La Campania è sempre stata un caso a parte ed un suono assolutamente cacofonico, il pernacchio o la pernacchia, ha avuto la sua nobilitazione dalle considerazioni di un grande come il maestro Eduardo.
Sono anni che l’orchestra regionale campana suona senza alcuna armonia eppure ogni direttore si auto promuove non solo ad interprete di buona musica ma a compositore di rango.
Giovanni Battista Pergolesi, Domenico Cimarosa, Giovanni Paisiello, Alessandro Scarlatti impallidiscono di fronte a musicisti e compositori della politica di oggi.
Proviamo ad analizzare la competizione “politica” che stiamo vivendo.
Il Presidente uscente, Stefano Caldoro, si propone per continuare la sua opera, sulla scorta del risanamento delle casse della Regione Campania da lui effettuato.
Il cittadino, non l’avversario politico, sostiene di aver pagato lui il costo del risanamento economico delle casse regionali: è facile bonificare un bilancio al suono di tagli e imposte aggiunte.
I contendenti di Caldoro fanno loro le considerazioni del popolo e alla discussione aggiungono poche analisi politiche.
Eppure, la storia degli ultimi cinque anni, le relazioni del Procuratore della Corte dei Conti, le interviste a chi ha lasciato la maggioranza e soprattutto a chi è rimasto in questa maggioranza, ed infine l’analisi dei bilanci regionali darebbero argomenti di grande rilievo politico per contestare l’operato dell’attuale Giunta Regionale.
Ma chi volete che si metta a leggere relazioni e ad analizzare bilanci?
Neanche i 5 Stelle, ultima speme di volontà oltre ogni confine, sono capaci di fare tanto.
Leggere è un verbo che ormai si coniuga solo al passato.
Parlare, tanto per parlare, sembra l’esercizio più praticato dai politici dell’ultima generazione.
Forse, il Presidente Caldoro avrebbe voluto prendersi una pausa di riflessione poiché per lui comunque vada sarà un insuccesso.
Vincere contro un avversario che alcuni prevedono azzoppato dalla legge, farebbe apparire la “vittoria” come una mezza sconfitta.
Viceversa, perdere contro un avversario su cui penderebbe una spada di Damocle non da poco, renderebbe la sconfitta come un’autentica debacle.
Inoltre, se dovesse davvero vincere, Caldoro sarà costretto a governare con una nutrita pattuglia di agguerriti “grilletti” pronti a far fuoco su ogni decisione che prenderà.
Sembra che, in questo momento, per lui la “Campania” ha un suono stonato.
De Luca al momento non sembra più uno sceriffo ma un “Clint Eastwood” pronto a dire che non è sempre vero che “quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola l’uomo con la pistola è un uomo morto”.
Infatti, dopo le pallottole prese nel 2010, lui si è rialzato e probabilmente ha un colpo mortale in canna.
La politica come il rifacimento di “Per un pugno di dollari”.
Il M5S, rubando ancora personaggi al famoso film di Sergio Leone si sta ponendo come il vecchio becchino che prepara le bare.
Quando le elezioni saranno concluse non ci sarà da chiedersi: “per chi suona la Campania”?
Chiunque abbia vinto, salvo sorprese, suonerà per sé .
Penna a sfera