Aveva trovato un lavoro, in nero, in una ditta. Accettando suo malgrado pur di guadagnare qualcosa: è sposato, ha una figlia, e qualche soldo è fondamentale. Il protagonista è un ragazzo della provincia di Caserta, dove ha sede anche la ditta in cui aveva trovato lavoro. Dopo un mese, giustamente, chiede che gli venga corrisposto quanto pattuito, senza sortire alcun effetto. Dopo una settimana torna a pretendere la sua paga, e gli viene corrisposto soltanto un piccolo acconto. Passa un altro mese e l'operaio torna a farsi sentire pretendendo che il suo lavoro venga pagato e i titolari della ditta rimandano ancora promettendo che dopo qualche giorno avrebbe ricevuto quanto gli spettava, ovviamente anche in questo caso la promessa non viene mantenuta. Per questa ragione il ragazzo, senza inserire dettagli, nomi e circostanze precise, posta sul suo profilo social una riflessione sulla dignità del lavoro, sui pagamenti e relativa alla situazione attuale generale. Parole che non piacciono ai titolari dell'impresa per cui stava lavorando: il ragazzo viene invitato in ufficio e qui gli viene prima rimproverato il post relativo al lavoro e poi viene letteralmente aggredito davanti alla figlia di sette anni che l'operaio aveva portato con sé. Sarebbe stato sbattuto al muro e colpito, tra ripetute offese, e anche la piccola, impaurita per ciò che stava accadendo al suo papà è stata spintonata anche lei.
Chiede di essere pagato: operaio picchiato davanti alla figlia
Aveva postato sui social un commento relativo alla mancanza di etica nel lavoro
Redazione Ottopagine