di Andrea Fantucchio
«La Minicooper si è allontanata dalla discarica dove è stato trovato il corpo carbonizzato di Michele Rainone. Poi ha rallentato in una curva: dove è stata rinvenuta la scatola nera della Nissan Almeira». Ha detto in aula l'appuntato scelto del nucleo investigativo provinciale di Avellino, Agostino Savino. Si è occupato dell'attività di intercettazione nell'inchiesta sull'omicidio di Michele Tornatore, ammazzato con un colpo di pistola alla testa e poi bruciato in una Nissan Almeira, trovata in una discarica di Contrada il 7 aprile del 2017.
Una deposizione durata oltre cinque ore. Anche per la lunghezza del contro-esame dei difensori di Francesco Vietri, gli avvocati Italo Benigni e Anna Caserta. Il 54enne di Montoro è accusato di concorso in omicidio e distruzione di cadavere. Ipotesi – quest'ultima – che condivide con Pasquale Rainone, difeso da Marino Capone.
Savino ha ripercorso l'ultimo viaggio di Tornatore a bordo della sua auto presa a noleggio, proprio la Nissan Almeira. La vettura, la mattina del 4 aprile, si è fermata nei pressi di un deposito in uso a Vietri. Lì l'auto ha poi compiuto tre spostamenti di pochi metri. Poi un altro viaggio fino alla discarica dove – la sera del 4 aprile – è arrivata anche la Manicooper. L'avvocato di Rainone, Marino Capone, ha fatto emergere nel controesame come l'Almeira e la Minicooper abbiano preso due strade diverse. Poi la Minicooper è ripartita e si è fermata a casa di Vietri.
«Per farlo scendere – ha spiegato il teste – quindi Rainone è tornato a casa sua poco prima delle 21. Circa mezz'ora dopo è ripartito e si è fermato nei pressi dell'abitazione di Gerardo Iannone». Uno dei tre indagati nell'inchiesta bis sulla morte di Tornatore. Dopo le 23 il telefono di Rainone ha squillato: dall'altro capo c'era Roberto Guarnaccia, anche lui finito nel mirino dell'antimafia, coordinata da Simona Rossi. Il pm a fine udienza ha chiesto l'acquisizione di un informativa redatta dal nucleo investigativo provinciale di Avellino, guidato da Quintino Russo. Oltre cento pagine piene di intercettazioni su Iannone, Guarnaccia e Rocco Ravallese (avvocati Alberico Villani e Raffaele Tecce). Quest'ultimo – ha raccontato la compagna di Tornatore – era uno dei creditori partner. E – secondo quanto ricordato da Savino – nelle settimane prima della morte di Tornatore, chiamava quotidianamente la vittima. Tranne la domenica: quando Tornatore tornava in carcere. Il carabiniere non poteva discutere sulle intercettazioni non ancora trascritte dal perito. Ma ha spiegato che Ravallese aveva chiamato Tornatore anche nei due giorni successivi alla sua morte: che è stata collocata proprio il 4 aprile. L'indagato non sapeva del decesso? Su questo e altri aspetti stanno indagando gli inquirenti.