Solofra

 

di Andrea Fantucchio 

«E' sceso dall'auto e mi ha puntato una roncola alla gola, signor giudice. Ha capito? Proprio una roncola. Per una precedenza non data». L'uomo lo aveva raccontato in aula nel processo a carico di un 55enne di Solofra: accusato di minaccia aggravata e porto abusivo di arma per un litigio nato – nella città della Concia – fra due automobilisti.

Il testimone aveva anche descritto l'arma: lunga più di novanta centimetri e con particolari caratteristiche. Una descrizione accurata che si è rivelata un “boomerang” per l'esito del processo: su quella deposizione l'avvocato, Ennio Napolillo, ha infatti costruito l'assoluzione del suo assistito, dimostrando come fosse discordante rispetto a quella resa ai carabinieri in fase di denuncia (lì aveva detto fra le altre cose come l'imputato non fosse mai sceso dall'auto. E che era tornato a casa armato e non ha chiarito come facesse a saperlo). La difesa – poi – ha chiamato il testimone a un riconoscimento fotografico dell'arma. E lì c'è stato un momento di forte imbarazzo in aula quando, alla presenza del giudice, la presunta vittima ha indicato una roncola con un manico molto più corto rispetto a quello descritto nellala denuncia.

«Signor giudice, mi scusi, se dicessi che a casa sua lei ha un codice di procedura penale, e i carabinieri venissero a cercarlo, probabilmente lo troverebbero». Ha spiegato l'avvocato durante il processo per riferirsi al caso del suo assistito che, come ogni cercatore di funghi, con tanto di patentino, aveva in casa non una ma tre roncole, arnesi usati proprio nella sua attività in montagna. Eppure, come detto, rispetto a quelle tre armi, la vittima non aveva saputo chiarire quale fosse stata usata dall'imputato. Alla fine il giudice del tribunale di Avellino, Maria Rega, ha assolto l'imputato.