Benevento

C'è una indagine clinica che può fare la differenza tra la riuscita di una chemioterapia e l'inutile dissipazione di risorse per migliaia e migliaia di euro. C'è la possibilità di comprendere come si sta invecchiando e cosa fare per dare la giusta direzione alla nostra alimentazione. C'è la possibilità di colmare le distanze abissali che ci sono tra la risposta sanitaria pubblica di normale routine al nord e l'eterno incompiuto miracolo del sud.

Tre università si sono messe insieme e nei laboratori della Sannio tech, a Benevento, una delle aziende più avanzate nella ricerca, stanno mettendo a punto strategie vincenti nel campo della corretta alimentazione e della genetica del cancro. UniNapoli, UniSannio e UniMolise, coadiuvate dal Consiglio nazionale delle ricerche, hanno stretto una collaborazione con la Harvard Medical Scool, attraverso una sinergia con la professoressa Immaculata De Vivo, scienziata di origini italiane, che è a capo della Dana-Faber-Harvard Cancer Center. La professoressa De Vivo (stamane a Benevento per un primo approccio operativo) è uno dei leader internazionali della epidemiologia molecolare e della genetica del cancro. La sua ricerca si concentra sul coinvolgimento dei fattori ambientali e degli stili di vita sulla suscettibilità dei tumori. Attraverso i telomeri, che sarebbero dei prolungamenti dei nostri cromosomi, riesce a stabilire l'aspettativa di vita. I telomeri sono una sorta di orologio biologico: peggio invecchiamo più corti risulteranno nelle analisi genetiche.

Questi studi sono usciti dalla mera fase sperimentale. Sono a portata di mano ed accessibili a tutti. Ci si immagina che chissà quali costi presuppongano. Invece no. Con poche decine di euro e attraverso un semplice prelievo di sangue si riesce a sapere, in via predittiva, se e come si è predisposti al cancro. Ma c'è di più. Studi di genetica sul cancro rendono possibile stabilire con certezza se la chemio che vogliono proporci, ad esempio per un cancro al colon retto, risulterà efficace.

Insomma, quel gap di cui qualche giorno fa ha parlato un altro scienziato di origini beneventane, il professor Antonio Iaverone, della Columbia University di New York, potrebbe essere colmato se il servizio sanitario nazionale superasse i compartimenti stagni con cui concepisce l'assistenza. Una fiala di chemio (magari anche senza effetti o addirittura dannosa) può arrivare a costare fino a 14mila euro: bene queste indagini preliminari danno risposte su quale tipo di chemio effettuare.

Di tutto questo ne abbiamo parlato con il professor Pasquale Vito, dell'Università del Sannio Scientific Director Genus Biotechnology, uno dei massimi esperti di cui si avvale il Consorzio Sannio Tech.

Professore, ci fa capire meglio i telomeri cosa sono?
I telomeri sono delle strutture di DNA presenti nei nostri cromosomi che diventano più brevi ogni volta che una cellula si replica. Il continuo accorciarsi dei telomeri  si correla con l' invecchiamento delle cellule. Questo perché i telomeri agirebbero come una sorta di orologio biologico, legando cioè la vita di ogni cellula ad un numero massimo di replicazioni, terminato il quale la cellula muore.

Perché possono svelare come si sta invecchiando?
Le persone longeve hanno telomeri più lunghi,  quindi è come se le cellule di tali individui avessero la possibilità di replicarsi un numero maggiore di volte rispetto ad una cellula con telomeri più brevi. Nelle cellule tumorali i telomeri non si accorciano mai, rendendo di fatto tali cellule immortali.


 Quali sono le indagini che possono aiutare un paziente a scoprire quale tipo di chemioterapia?
Lo sviluppo delle conoscenze sul genoma umano consentono di predire in una popolazione di pazienti con determinate caratteristiche genetiche la responsività o meno ad un particolare trattamento antitumorale. Tra quelli validati dalla FDA (l' agenzia governativa americana dei farmaci), esistono dei test  il cui responso  ha un impatto fondamentale sulla scelta da parte del medico di prescrivere o non prescrivere un determinato farmaco. Esistono inoltre  altri   test genetici che, pur non essendo determinanti nella decisione di prescrivere (o non prescrivere) un dato trattamento, forniscono, invece, indicazioni circa la posologia più adeguata o il rischio di eventi avversi.


Quali sono i costi di queste analisi e perché il SSn non le riconosce?
Tra le 48 combinazioni in cui il test genetico dà indicazioni di prescrizione, ci sono 34 farmaci (42 combinazioni) attualmente approvati in Italia il cui relativo test genetico è rimborsato dal SSN. Vista la loro grande rilevanza,  molti di questi test genetico-molecolari riguardano farmaci oncologici per tumori solidi. Il loro costo varia da qualche decina fino a qualche centinaio di Euro, enormemente inferiore alle migliaia di Euro del costo di una terapia oncologica, magari inutile o addirittura dannosa.

(fed.fes)