di Andrea Fantucchio
C'è anche un “pezzo d'Irpinia” nel processo sulla morte di Stefano Cucchi. Nelle prossime udienze è infatti prevista l'audizione del generale Vittorio Tomasone, comandante interregionale a Napoli, e all'epoca dei fatti vertice dell'Arma provinciale che ordinò le verifiche interne su quanto accaduto in caserma nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, quando venne arrestato il geometra romano. (La foto di copertina è del sito Stylo24)
Ad annunciare la testimonianza dei Tomasone è stato il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, che ha spiegato come il generale sarà ascoltato in merito all'inchiesta amministrativa interna eseguita dopo il decesso del giovane e le rassicurazioni fornite proprio ai parenti di Stefano. Tomasone aveva convocato anche il maresciallo, Roberto Mandorlini, comandante interinale della stazione Appia in quella notte, oggi a processo con l'accusa di falso e calunnia. A parlare proprio del ruolo di Mandolini è stato il carabiniere, Francesco Tedesco, che dopo nove anni ha descritto il pestaggio subito da Cucchi durante il fotosegnalamento.
Il militari ha menzionato anche una sua nota scomparsa che chiariva come i colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro avessero picchiato Cucchi. Secondo gli atti della Procura di Roma, riportati dai colleghi de Il Fatto Quotidiano, quando Tomasone avviò l'inchiesta interna, aveva ascoltato “tutti i carabinieri coinvolti, in qualsiasi modo, nella vicenda Cucchi”, tranne proprio Tedesco. Della relazione del militare, oggi testimone chiave del processo, il generale ha dichiarato di non avere mai saputo nulla. Quella denuncia-querela non era mai arrivata in Procura. E il contenuto rischiava di essere sepolto per sempre fino a quando lo stesso Tedesco, nell'ultima udienza, ha raccontato di «un’azione combinata» da parte di Di Bernardo e D'Alessandro: «uno schiaffo in faccia e un calcio con la punta del piede. Un altro in faccia mentre la vittima era già sdraiata a terra. E poi la botta alla testa, talmente violenta che lui ricorda ancora di averne “sentito il rumore».
La Procura ha avviato una inchiesta parallela, che conta già altri quattro indagati fra i carabinieri, per scoprire se - come sembra - sia stata fatta una attività di depistaggio nelle indagini sulla morte di Cucchi.