«Noto con piacere che esponenti della vecchia amministrazione comunale e persone indagate dell’inchiesta Antimafia che ha portato allo scioglimento dell’Ente si permettono ancora di fare gli opinionisti sullo sfascio creato a Scafati». Così, Francesco Carotenuto, portavoce del gruppo Scafati Arancione, commenta le ultime dichiarazioni di esponenti politici in quota centrodestra in vista delle prossime Amministrative a Scafati. «Va bene tutto, ma a ogni cosa c’è un limite. Capiamo la volontà di non dimettersi da parte della consigliera Monica Paolino, anche se non condividiamo questa scelta.
Tuttavia sarebbe consigliato non esprimersi su argomenti che l’hanno vista coinvolta in prima persona e che hanno confermato solo il suo immobilismo politico. La rete fognaria ha più nastri di inaugurazione tagliati che chilometri realizzati di opera. Non parliamo poi dell’ospedale chiuso sotto la gestione Caldoro. Infine sulla situazione delle strade e l’illuminazione pubblica basterebbe rileggersi gli atti della Procura Antimafia di Salerno.
Monica Paolino non può riflettere su Scafati perché lei stessa è stata il problema di una comunità che ha pagato con il secondo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche e un debito pubblico di oltre trenta milioni di euro. Non si può riflettere sulla comunità di Scafati quando si è preso parte a riunioni elettorali di dubbia moralità e con il marito, nonché ex sindaco, che con la sua mala gestio, ha portato la nostra città agli onori della cronaca per il secondo scioglimento in 23 anni. Se il centrodestra vorrà partire da un’eredità tale ben venga, perché tanto gli elettori scafatesi non dimenticano il passato. Ma la Paolino abbia almeno il buon gusto di pensare al processo che la vede imputata, non si occupi della vita amministrativa e politica di questa città».
S.B.