Capaccio

Stanno per concludersi gli scavi dell’Athenaion, dell’agora e della casa arcaica di Paestum, iniziati tre settimane fa e intanto si programmano nuovi interventi per il 2019.

Di grande rilievo le novità provenienti dal santuario dedicato alla dea Athena, dove l’équipe diretta da Fausto Longo dell’Università degli Studi di Salerno, quasi novanta anni dopo gli interventi di Amedeo Maiuri, ha aperto due saggi a Sud del tempio. Forti i timori di trovare tutti gli strati rimaneggiati o comunque già scavati ma, gli studi condotti in questi ultimi anni sugli archivi e le recenti indagine geofisiche condotte da Marilena Cozzolino e da Vincenzo Amato, offrivano una speranza di successo dell’impresa. Lo scavo ha infatti, permesso di rintracciare una delle vecchie trincee di Maiuri e di indagare aree mai esplorate prima.

Tra i rinvenimenti di particolare importanza si segnalano un piano di battuto con materiali arcaici e frammenti di un bracciale di scudo in bronzo lavorato a sbalzo, numerose ceramiche e statuette in terracotta del VI secolo a.C. tra cui il braccio di Athena armata; numerosi i frammenti di tegole e di una splendida antefissa dipinta a forma di corna (580-560 a.C.), riferibile ad una tipologia di tetti prodotti dalle colonie achee della Magna Grecia.

L’antefissa si aggiunge alle altre portate alla luce da Maiuri negli anni Trenta e già attribuite ad un tempio di Athena più antico di quello che vediamo oggi (500 a.C.). I futuri scavi dovranno ora restituire i contesti del santuario di Athena, fino ad ora praticamente ignoti, e permettere una nuova narrazione del santuario, soprattutto quella più antica riferibile alle prime generazioni di poseidoniati. Lo scavo ha dimostrato che questa sfida è possibile.

Nell’area dell’agora lo scavo diretto da Emanuele Greco della Fondazione Paestum, ha indagato parte di un edificio porticato della tarda età repubblicana. Lo scavo ha interessato un ambiente aperto sul porticato, riportando alla luce un muro di tramezzo che suddivideva l’ambiente in due vani; in quello più interno è stato individuato un grosso dolio interrato per la conservazione di alimenti. Anche in quest’area, dal proseguimento degli scavi, si spera di rintracciare livelli riferibili all’agora arcaica e classica della città poi coperti dalla porticus.

Lo scavo dell’Università Orientale di Napoli infine, ha proseguito le indagini alla casa arcaica, una delle poche note dalle città della Magna Grecia. Le ricerche hanno riportato in luce livelli di frequentazione databili tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C. e la grande sala da banchetto ampia oltre 30 metri quadri, dotata di una banchina interna in pietra; sempre a questa fase arcaica è riferita anche una canaletta in pietra per lo smaltimento delle acque della casa. Laura Ficuciello, che dirige lo scavo, nelle prossime indagini proverà a mettere in luce tutto l’edificio e, se possibile, trovare anche le abitazioni dei fondatori di Poseidonia.

S.B.