Annullata dalla Cassazione, con rinvio degli atti alla Corte di appello, che dovrà nuovamente pronunciarsi, la condanna per tentato omicidio (e porto di arma in luogo pubblico) a carico di Giuseppe De Blasio, 34 anni, di Montesarchio, riconosciuto responsabile del ferimento, a colpi di pistola, del cugino.
L'episodio risale al 27 gennaio del 2016, quando un'abitazione alla contrada Monaca era diventata – secondo la ricostruzione dei carabinieri della locale Compagnia - il teatro di una lite scoppiata tra due fratelli per un terreno. Uno scontro nel corso del quale Giuseppe De Blasio aveva fatto fuoco, ferendo Mario De Blasio, 35 anni, che era stato poi ricoverato al Rummo in prognosi riservata.
L'11 novembre del 2016 Giuseppe De Blasio era stato condannato a 4 anni, con rito abbreviato, dal gup Roberto Melone, che aveva accolto la richiesta di pena del pm Donatella Palumbo. La pena era stata poi ridotta a 3 anni, in secondo grado, nel giugno del 2017. Il passo successivo era stato il ricorso presentato dagli avvocati Dario Vannetiello e Vincenzo Sguera alla Cassazione, che ha disposto un ulteriore giudizio d'appello.
Come si ricorderà, dopo aver ferito il cugino (e, di striscio, lo zio), Giuseppe De Blasio si era presentato ai militari, che lo avevano arrestato e condotto in carcere. Comparso per l'udienza di convalida dinanzi al gip Flavio Cusani, il 31enne si era detto dispiaciuto per ciò che aveva combinato al cugino, con il quale – aveva spiegato – aveva sempre avuto un buon rapporto. Aveva domandato come stesse, offrendo la sua versione dei fatti.
Aveva affermato di aver ricevuto una telefonata con la quale il papà, uno dei protagonisti della discussione, gli avrebbe chiesto di raggiungerlo immediatamente perchè non si sentiva al sicuro. Lui si era portato dietro la pistola detenuta legalmente, che avrebbe usato – questa la sua tesi - una volta in casa dei parenti, dopo essere stato aggredito ed aver ricevuto un pugno al viso. A quel punto avrebbe sparato più volte in direzione del pavimento.
Poi, quando si era accorto che Mario era stato colpito all'addome ed all'inguine, gli aveva immediatamente prestato aiuto ed aveva chiamato l'ambulanza. Al termine, il giudice lo aveva scarcerato, disponendo gli arresti domiciliari, ai quali è rimasto fino ad ottobre del 2017.
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