Benevento

(effe) - L'accusa surreale, ovvero che l'Udeur fosse un'associazione a delinquere e non un partito politico, è venuto meno, restituendo a tutti noi l'onore. Ma la rabbia, il danno di aver visto smantellare un gruppo politico che raccoglieva un milione di voti in Campania è irreparabile, a chi mai potrei chiedere un risarcimento”?

Clemente Mastella commenta amareggiato l'assoluzione ottenuta davanti ai giudici della quarta sezione del tribunale di Napoli dall'accusa di malversazione, per la contestata cattiva gestione dei fondi relativi al giornale dell'Udeur, Il Campanile, mentre sono cadute in prescrizione (i fatti risalivano al 2004) le accuse di truffa e appropriazione indebita.

“E' stato un tormento inenarrabile, ringrazio i giudici che non hanno dato seguito ad un'attività investigativa portata avanti con acredine e clamore mediatico, certamente ingiusta. Un affaticamento esistenziale che comprende soltanto chi, suo malgrado, si ritrova in un simile girone infernale”.

Il sindaco di Benevento entra nei dettagli della sentenza napoletana, mettendola a confronto con quella che, proprio un anno fa, restituiva a lui ed alla moglie, Sandra Lonardo, la piena agibilità politica, confermandolo estraneo al contestato sistema Udeur all'interno della sanità e dei rapporti politica e cariche pubbliche.

“Paradossalmente è più importante la sentenza di ieri che quella di un anno fa. Quella riguardava soltanto me e mia moglie. Questa, al contrario, spazza via l'orribile assunto che l'Udeur fosse un'associazione a delinquere. Persino i giudici di mani pulite, a Milano, quando hanno affrontato episodi molto più eclatanti e pesanti si sono guardati bene dall'affermare che i partiti finiti nelle inchieste fosse da cancellare”.

Fortunata coincidenza svelata, infine, dall'ex Ministro di Grazie e Giustizia: "Come lo scorso anno, la sentenza di assoluzione mi è giunta, attraverso una telefonata dell'avvocato Forgiuele, mentre mi trovavo a San Giovanni".

A Ceppaloni, infatti, scattarono i provvedimenti più duri della magistratura, che poi portarono alle dimissioni da ministro.