Scafati

“Come gruppo politico abbiamo sempre sostenuto che lo Stato va supportato in ogni sua iniziativa. L’arrivo della commissione straordinaria a Scafati è conciso con il secondo scioglimento del consiglio comunale per camorra, segnando una pagina tremenda per questa comunità. Si deve ripartire qui ed è quello che continuiamo a sostenere per evitare gli errori del passato. Ma non possiamo e non vogliamo sottacere all’ennesimo disservizio. Non si può avere una città con luci spente all’imbrunire. Nessuno ci venga a dire che siamo contro il prefetto Giorgio Manari e i suoi collaboratori, ma le segnalazioni dei cittadini vanno prese in considerazione”.

Così Francesco Carotenuto, portavoce di Scafati Arancione, fa chiarezza sul mancato funzionamento dell’illuminazione pubblica a Scafati che, soprattutto nelle ore serali, sta portando disagi ai residenti. “Non possiamo che esprimere soddisfazione nel vedere la triade impegnata nel confrontarsi con gruppi di cittadinanza pubblica nel tentare di risolvere alcuni problemi della città. Ma le priorità impongono una riflessione seria”, ha spiegato Carotenuto.

“Si può avere ancora una comunità al buio senza che nessuno muova un dito? Bisogna pensare che tutte queste persone vivano altrove (ed effettivamente la triade vive certamente non a Scafati), altrimenti è davvero paradossale tutto questo.

Qui non c’è nessuna caccia alle streghe, ma solo una richiesta ben precisa: far funzionare l’illuminazione pubblica nelle ore serali mettendo mano ai timer e controllando i vecchi impianti. Questo non significa essere contro la commissione, ma anzi aiutarla a risolvere i problemi. Manari e il resto della triade hanno la nostra fiducia. Gestiranno la città fino alle prossime elezioni ed è nostro dovere collaborare con loro. Sarebbe gradito da parte loro un segnale concreto, magari ritrovandosi con le luci accese al tramonto. Nessuno contesta a priori, ma pagando le tasse vorremmo avere servizi decenti. Scafati è stanca e provata, e questo lo vogliamo dire col cuore in mano, come figli di una terra abbandonata e martoriata”.

S.B.