Che fossero generiche ci può anche stare, con la speranza che poi venissero adeguatamente dettagliate in aula. Ma che le linee programmatiche elaborate dal sindaco di Avellino, Vincenzo Ciampi, o meglio, la sintesi del piano di governo, sia un volgare copia e incolla di quelle presentate a Verona, forse è un po' troppo. La “scoperta” è stata fatta dai colleghi di Irpinia Focus (Luca Franchini e Roberta Mediatore). Ed è davvero imbarazzante. Il sindaco Ciampi si è difeso così: ho ritenuto utile ricalcare quelle linee che condividiamo.
Anche l'attacco è identico. Così recita quello veronese:
«Il nostro è un programma che coinvolge tutti i veronesi»
Quello di Ciampi:
«Il nostro è un programma che coinvolge tutti gli avellinesi, nessuno escluso»
E fin qui, ok. E' un banale incipit direte. Vero. Ma poi prosegue.
Verona:
«...che amano il proprio territorio perché è quello dove cresceranno i propri figli; che vogliono una città che offra ai giovani occasioni per concretizzare i propri sogni; che desiderano una realtà che fugga dal provincialismo economico, sociale, culturale, politico, proiettando Verona in una dimensione maggiormente internazionale; che si battono affinché la propria comunità possa orgogliosamente rivendicare la propria appartenenza alla città».
Il passaggio avellinese. Identico (potete leggerlo qui). Basta sostituire Verona con Avellino e il gioco è fatto.
Ma non solo. Dopo una frase che non combacia. C'è quest'altro periodo.
A Verona:
«La situazione di Verona è particolarmente delicata e necessita di una seria riflessione sul proprio stato e sulle prospettive future che la devono vedere protagonista di un cambio di passo e che la pongano come nuova frontiera di sviluppo e innovazione, per evitare una marginalità sempre più marcata su tutti i fronti: politico, sociale, culturale, economico, infrastrutturale».
Le linee programmatiche avellinesi? Identiche, parola per parola. Punteggiatura compresa. Avellino come Verona, dunque.
Ma non è tutto. Il copia e incolla continua.
Il documento veronese.
«Vogliamo rendere (Verona ndr), più viva, più forte, più bella, più sicura, più Smart (in entrambe le versioni con tutte le lettere in maiuscolo), e a misura di giovani, migliorando i servizi per i più anziani e per chi vive situazioni di disagio ed è in difficoltà».
Quello avellinese – che potete leggere digitando il link – è uguale.
Anche la chiusa è identica:
«Vogliamo che Verona torni a essere crocevia di cultura e di sviluppo. Vogliamo farne una metropoli diffusa (nel documento avellinese si ridimensiona: con un «capitale dell'Irpinia»), e che torni ad offrire ai propri cittadini una migliore qualità della vita, sotto tutti i punti di vista».
La firma naturalmente è diversa. Un plagio evidente. Non è la prima volta, chiaro. Anche la giunta Foti copiò il futuro dell'Eliseo dal comune di Bellano, certo. E venne aspramente criticato, fin quasi alla derisione. Ma qui siamo alle linee del programma di governo. Agli obiettivi da raggiungere, alla visione di città e di sviluppo. Se si copiano anche questi punti, è inevitabile chiedersi cosa abbiano davvero in testa i nostri amministratori. E se c'è davvero un'idea, originale, non rubata, per governare questa città.