di Simonetta Ieppariello
ORe 18,56: Su ogni bara il loro nome. Annotato su un foglio bianco, come i palloncini che sono volati in cielo, fuori la chiesa in una Torre del Greco. Poi i carri funebri hanno acceso i motori e hanno accompagnato i quattro amici nel loro ultimo viaggio.”Non esiste perdono senza giustizia”. E’ quanto annotato su uno striscione adagiato sulle 4 auto che scortano i feretri dei 4 amici di Torre del Greco morti nel crollo del ponte Morandi di Genova, sulle note di “Knocking on heaven's door” di Bob Dylan. Poi lo scroscio degli applausi e la canzone che riparte altre volte mentre la gente resta in raccolta sul sagrato a piangere, pregare, guardare il cielo.
Ore 17.45: Sono cominciati poco prima delle 17.30 i funerali di Matteo Bertonati, Antonio Stanzione, Giovanni Battiloro e Gerardo Esposito, i quattro amici di Torre del Greco morti nel crollo del ponte Morandi a Genova: la Basilica di Santa Croce è gremita all'inverosimile. Fuori altre migliaia di persone in attesa di dare l'ultimo saluto ai 4 ragazzi.
La funzione è officiata dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe: «Siamo qui per pregare per questi nostri fratelli morti per incuria», le prime parole del cardinale.
Chiedono tutti giustizia nella Città del Corallo. Il padre di Giovanni Battiloro, Roberto, dice prima della funzione: perchè 4 ragazzi, 40 persone muoiono sotto un ponte che già da sei anni veniva indicato come insicuro?.
Lo strazio del padre di Giovanni è quello degli Italiani. Un interrogativo doloroso che condividono tutti tra lacrime e disperazione.
«Mio figlio non è un numero, mio figlio non è morto è stato ucciso - ha detto al collega Giovanbattista Lanzilli nella diretta sul canale 696 tv -. A Genova ci sono stati tutti vicini. Abbiamo voluti portarli nella nostra terra, per piangerli qui.
Il sacrificio dei nostri figli. Al posto di mio figlio poteva esserci i figli di chiunque. E’ una tragedia senza fine. Da domani avvieremo la nostra battaglia, per salvaguardare chiunque passi su tutti i ponti di Italia. Tutte le infrastrutture sono vecchie e pericolose. Non possiamo lasciare che i figli di tutti gli italiani rischino la vita. La politica non può permetterlo.
Forte e intensa, dolorosa e piena di drammatica sofferenza l’omelia del Cardinale Sepe.
«È un giorno intenso e doloroso come lo fu quello del calvario di Gesù», esordisce Sepe nella sua omelia. «Partecipiamo al lutto delle famiglie, l’intera Italia è oggi qui per tutte le vittime, in particolare per questi quattro figli della nostra terra. Erano giovani perbene, morti mentre attraversavano il ponte della morte: quattro vite spezzate nel fiorire degli anni, gli anni dei sogni, del divertimento, dell’ingresso nel mondo del lavoro e della società. Le loro morti ci rendono poveri. Ma perché sono morti? Sono vittime del destino? Vogliamo sapere perché sono morti, ogni vita è sacra e va difesa, rispettata, tutelata e con loro non è stato fatto: non si può morire per negligenza, incuria, superficialità, burocratismo. Questa è violenza contro le persone, contro la società». Un lungo applauso accompagna le parole del cardinale.
ORE 17.00: Mentre i familiari delle vittime entrano nella basilica di Santa Croce, qualcuno urla "devono pagare tutto". Decine di persone sono già all'esterno, nella zona transennata dalla polizia municipale.
Un silenzio irreale, rotto solo dai rintocchi delle campane. Poi, lo scroscio degli applausi che accompagnano l'ingresso in chiesa delle bare di Giovanni Battiloro, Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione, ognuna contrassegnata dal nome delle vittime. Saranno seppelliti tutti e quattro vicini i quattro amici della Città del Corallo morti nella tragedia di un ponte che crolla, in una Italia che ancora una volta si scopre fragile.
"Non devono essere considerati come dei numeri, come la vittima numero 36 o 37" ha detto Roberto Battiloro, padre di Giovanni ribadendo il carattere privato della cerimonia e la scelta di rifiutare i funerali di Stato. "Da domani quella legata alla morte di mio figlio sarà una battaglia per trovare i colpevoli della morte di Giovanni, dei suoi amici e di tutti i morti". Parole che pesano come macigni quelle di un genitore che racconta la tragedia di un ponte che crolla e nove vite che vengono interrotte, tra macerie, disperazione e polvere.
ORE 16,45: Sarà il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, a presiedere la celebrazione eucaristica nella Basilica di Santa Croce a Torre del Greco, dove nel pomeriggio si svolgeranno i funerali dei quattro giovani torresi morti nel crollo del Ponte Morandi a Genova.
I funerali inizieranno alle 17.30 e vedranno la partecipazione di diversi rappresentanti delle istituzioni locali: saranno in basilica il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, il presidente del Consiglio regionale della Campania Rosa D'Amelio e il vicesindaco della Città metropolitana di Napoli, Salvatore Pace.
Pochi minuti dalle 13 le salme di Matteo Bertonati, Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione sono tornate a casa, nella loro Torre del Greco: al casello dell’autostrada dell'A3 i feretri dei quattro amici sono stati accolti da genitori e amici. Un lunghissimo applauso e tante lacrime per un dolore che non conosce conforto. Domani quattro bare vuote ricorderanno nei funerali di Stato i loro volti, le loro storie, le loro vite spezzate in quel crollo.
È iniziato il giorno più triste, l’ultimo, quello dell’addio a Matteo, Gerry, Antonio e Giovanni, morti schiacciati sotto il ponte Morandi di Genova. Alle 13 un saluto privato accanto alla chiesa del Santissimo Crocifisso, sotto le abitazioni dei giovani nel quartiere Cappella Bianchini, il rione di origine dei ragazzi: centinaia tra parenti e compagni sono scoppiati in lacrime.