Chianche

 

Il Coordinamento per il No al biodigestore a Chianche, nonostante il respingimento del ricorso amministrativo pronunciato dal T.A.R. di Napoli, continua e rafforza il suo impegno con maggiore determinazione nelle modalità e negli intenti.  L’organo di giustizia amministrativa regionale ha emesso una sentenza di merito procedurale ma non avoca a sé il potere di dire se il biodigestore si realizzerà o meno perché questo compete esclusivamente agli organismi istituzionali e alla loro volontà politica.   Nel rispetto del principio costituzionale dell’autonomia giudiziaria e delle decisioni assunte dai suoi organismi, avvertiamo il dovere di esprimere tutta la nostra insoddisfazione in merito alle motivazioni assunte in particolare al filo conduttore che li ha intimamente legati della mancanza “dell’assolvimento dell’onere della prova”.

Il ricorso a supporto delle ragioni rappresentate dai comuni dell’area D.o.c.g. del “Greco di Tufo” presentava ben ventuno allegati di supporto tecnico-legale e amministrativo nonché una circostanziata relazione tecnica di parte ove, tra l’altro, si illustravano la preesistenza di vincoli di tutela e di pianificazione urbanistica e territoriale provinciali e regionali, che, essendo di natura normativa e/o regolamentare, non potevano essere documentate in altro modo. Lo stesso dicasi per ciò che ha riguardato la non adeguata viabilità e la distanza dal casello autostradale di prossimità producendo una circostanziata aerofotogrammetria da dove plasticamente si potevano confutare le tesi degli opponenti. A questo punto è legittimo porsi quantomeno “quale onere probatorio è stato assolto dal contumace Comune di Chianche” considerato che non si è costituito in giudizio ed esonerandolo dalla presentazione di qualsiasi fonte documentale riguardante gli atti amministrativi prodotti. Per queste serie e fondate ragioni il Coordinamento e i Sindaci dei comuni ricorrenti nel prepararsi a predisporre il ricorso al Consiglio di Stato  colgono l’occasione per esprimere il più vivo ringraziamento e totale fiducia all’avvocato Carla Silano per la preziosa e partecipata opera di consulenza che sta sostenendo, stigmatizzando le avventate  e fuorvianti dichiarazioni rilasciate in merito dal Sindaco di Chianche.   Il nostro impegno sarà profuso per estendere  la sottoscrizione agli altri comuni della Valle del Sabato, ai soggetti   associativi della filiera vitivinicola e alle organizzazioni di categoria per sottolineare la vastità di rappresentanza di un fronte di opposizione che riguarda l’intero territorio provinciale.

 Ma l’azione di opposizione al biodigestore e contestuale di tutela e valorizzazione dei nostri territori irpini non si limiterà all’iniziativa amministrativa in quanto intende proseguire con maggiore vigore a partire dall’esposto che presenteremo agli inizi di agosto al Ministero dell’Ambiente e a quello successivo alla Procura della Repubblica di Benevento, essendo stata l’area in questione oggetto dell’inchiesta contro il traffico illecito di rifiuti tossici denominata “Chernobyl” e che necessita di una preventiva opera di monitoraggio e di eventuale bonifica di risanamento, mai effettuata fino ad oggi. Un impegno che sarà rivolto anche a informare e a sensibilizzare i cittadini della provincia durante il periodo di svolgimento dei numerosi eventi culturali eno-gastronomici estivi dove assicureremo la nostra presenza con appositi punti di ascolto e di sottoscrizione di petizione popolare indirizzata al Presidente della Regione Campania e al Ministro dell’Ambiente,  che proseguirà  con l’avvio delle attività scolastiche in diversi  Istituti irpini e con altre importanti manifestazioni in itinere. Non stiamo conducendo una battaglia per la sola area del “Greco di Tufo” ma per l’intero areale a D.O.C.G.  provinciale , perché il rischio vero è che potremmo vedere sorgere in Irpinia tante “Chianche”  che trasformeranno le strade dei vini in “Vie della monnezza”.

 La logica dei biodigestori industriali sovradimensionati, pronti a far fronte alle cicliche crisi emergenziali dell’intera  Campania,  poteva tranquillamente essere sostituita da una seria politica di maggiore sostenibilità come quella del compostaggio di comunità.  Invece si è preferito il business di decine di milioni di euro per farlo gestire a un comune di 400 anime che non ha nemmeno un Ufficio tecnico sufficiente per rilasciare le licenze edilizie, dove il Sindaco da solo, senza nemmeno convocare il Consiglio comunale, ha deciso il destino di un intero territorio e che ora  si erge a garante del buon funzionamento dell’impianto industriale e dei suoi indotti esterni quando non controlla nemmeno lo sversamento quotidiano illegale nella fantomatica e inesistente area P.I.P. ridotta a mera  discarica abusiva . 

Questo è il vero scandalo inaccettabile che si sta consumando. Così ci ritroveremo carovane di camion trasportanti schifezze di ogni genere attraversare le nostre terre per attivare ricettacoli di immondizia incontrollata e proveniente anche da altre province. Perché questa è la verità: “la monnezza” qui in Campania non è controllata da nessuna parte e le migliaia di tonnellate delle cosiddette “ecoballe” sono lì che gridano ancora vendetta con il loro portato altamente inquinante.  Altro che Trentino. Siamo uniti e partecipi in questa battaglia di civiltà e difendiamo l’Irpinia sana e laboriosa, che vuole un sistema di rifiuti responsabile, efficace e sostenibile e difendere le sue sane vocazioni territoriali, le ultime che stanno facendo resistenza a quello che vorrebbero che fosse un inesorabile destino delle nostre terre e delle future generazioni.